Questa è una storia di destino, di intrecci e di speranza, di un Dio calcistico che tutto vede e tutto può, come più volte in passato ha dimostrato. Questa è l’ennesima storia meravigliosa di ‘futbol’.
Domenica 14 ottobre 2018, Stadio Stadion Slaski di Chorzow, in Polonia, che ospita l’incontro tra i padroni di casa e l’Italia; quell’Italia che, nonostante i quattro titoli mondiali, sembra non far paura più a nessuno. Continui pareggi e continue delusioni che acuiscono le critiche mosse dopo la batosta svedese, la quale sembra non aver sortito alcun effetto. Eppure l’Italia scende in campo con la giusta grinta e la consapevolezza di smentire le critiche, dimostrando a tutti di non essere quella squadra che a luglio guardava da casa trionfare i cugini francesi a Mosca. Il tridente d’attacco è composto da Bernardeschi, Insigne e Chiesa, gente che già ha fatto vedere grandi cose con i rispettivi club ma che con la Nazionale non riesce a brillare. Contro la Polonia, invece, i tre sembrano indemoniati, e serviti da tre ottimi centrocampisti, convergono e fraseggiano sfiorando più volte il gol del vantaggio. Tuttavia quella porta sembra davvero stregata: giochiamo egregiamente la miglior partita disputata da Euro 2016 in poi, colpiamo due pali e gli Azzurri mettono a punto un meccanismo tattico perfetto sapendosi coprire e reggendo alle botte, seppur poche, di un certo Robert Lewandowski grazie ad una solida difesa, ma il muro polacco tiene.
Non può finire così, i minuti passano e non c’è traccia della rete. Mossa della disperazione del CT Mancini: esordisce Lasagna, incredibilmente a scapito del bomber Immobile. Arriva un corner, l’ultima occasione: Insigne batte ed un ottimo movimento del subentrato Lasagna che spizza il pallone fa sì che la traiettoria peschi sul secondo palo un certo Cristiano Biraghi che deposita in rete un gol ormai quasi irraggiungibile: è qui che la mano del fato si posa irrimediabilmente sulla nostra storia. Già, perché uno dei gol più importanti della storia della Nazionale Italiana lo segna un terzino, proprio come fece qualcun altro nel 2006, e non uno qualsiasi...
Biraghi infatti fino ad un anno fa condivideva lo spogliatoio con Davide Astori, l’eterno Capitano, e sotto la sua ala perpetua si è migliorato conquistandosi la titolarità in Azzurro. Per cui la dedica, l’1 e il 3 svettati al cielo polacco, sua e di tutta la squadra, non può che andare a lui, a Davide, a cui deve molto e che sarà sempre al suo fianco, al fianco dell’Italia. Una vittoria così importante non poteva giungere in un modo migliore, con un uomo in più a sputare sangue sul campo, un guerriero del paradiso che ha preso per mano i suoi compagni conducendoli alla vittoria. Una storia fantastica, emozionante e stupendamente sensazionale, che tutti sperano avere un continuo affinchè la nostra Nazionale possa rilanciarsi e tornare quella di un tempo, a mietere vittime, destare timore ed a farci sognare
Per sempre con lui, per sempre Davide.
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