“Stiamo immaginando il domani dei pubblici esercizi”. Mario Ventura, titolare dell’Emanuel Cafe, prova a districarsi in quel ricco quanto indecifrabile mondo delle teorie in merito alla riorganizzazione del commercio locale. L’emergenza sanitaria continua a dettare i tempi sulle riaperture, ma gli imprenditori non vogliono farsi trovare impreparati all’appuntamento più delicato – dal dopoguerra ad oggi – per l’economia del Paese.
Soddisfatto delle misure introdotte dal governo centrale?
“Tengo a precisare una cosa: bisogna andare a ritroso e considerare il momento in cui per l’ultima volta abbiamo abbassato le saracinesche. A marzo il Paese non navigava in acque tranquille e i locali erano alla mercé degli eventi che sconvolgevano il mercato. Rischiavamo di tasca nostra e avevamo poche agevolazioni, nonché uno Stato poco attento al nostro lavoro. Di conseguenza, non mi aspetto nulla di eclatante: so che noi imprenditori saremo i più esposti e metterò in campo tutte le mie energie in occasione della riapertura. Non immagino di ricevere un sussidio a fondo perduto da parte di uno Stato in crisi già prima dell’emergenza”.
Vien da sé che in un contesto come quello attuale gli imprenditori devono ricevere la massima tutela.
“L’approccio verso la parte imprenditoriale non è stato rispettoso in passato. Il nostro regime fiscale è pari a 65 %. Le polemiche che leggo lasciano il tempo che trovano”.
Conte ha iniziato a discutere di protocolli da seguire alla riapertura.
“I locali necessitano di procedure idonee in tempi celeri. Abbiamo bisogno di un protocollo sanitario coordinato da Asl e organi preposti: dobbiamo capire come mettere in regola i nostri locali e quali attrezzature eventualmente utilizzare. La questione dev’essere gestita bene e soprattutto non bisogna speculare sul mercato: se il protocollo, come immagino, sarà in forma obbligatoria non vorrei immaginare di pagare una mascherina a prezzi esorbitanti. Ritengo indispensabile effettuare tamponi ai dipendenti, affinché siano tutelate le categorie più a rischio”.
A maggio è possibile immaginare coperti dimezzati o eventualmente distanze minime da seguire, nel rispetto di norme sanitarie che permettano un rapido ritorno alla normalità. Come immagina il suo locale alla riapertura?
“Stiamo già lavorando sotto questo profilo, grazie ad alcune idee che vorrei concretizzare. Una di queste è il menù digitale, che può essere visualizzato sullo smartphone attraverso lo scanner di un comodo Qrcode. Immagino inoltre i pagamenti rapidi attraverso un Pos installato in apparecchi come i tablet”.
Perché la sua attività ha aderito al progetto targato CucinaContinua?
“È fondamentale creare una forma di sinergia con i nostri affezionati clienti. Desideravo avere percezione dell’interesse rispetto alle proposte. È necessario provare a muovere il mercato, in modo tale da poter ripartire con una base già consolidata”.
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