“Le risorse messe in campo dal governo non sono sufficienti”. Daniele Sellami, titolare della catena Macina a Pietra di Salerno, non è soddisfatto delle misure attuate da Roma, con particolareriferimento agli aiuti destinati alle imprese. In vista del 4 maggio, data che dovrebbe sancire il termine del lockdown e il ritorno – seppur parziale – alla normalità, Sellami lavora da casa sulle mosse da attuare, immaginando gli scenari in vista del futuro. L’imprenditore, negli ultimi mesi, ha aperto tre attività di ristorazione e nel giro di una settimana si è visto costretto ad abbassare la saracinesca dei propri esercizi. "Mentre in un momento storico favorevole sarebbero bastati sette mesi per il rientro, adesso volendo essere ottimisti ci vorranno almeno due anni per coprire le spese iniziali - spiega a "L'Ora di Cronache" - Il mio non vuole essere naturalmente un discorso individuale, perché siamo tutti sulla stessa barca. Anche dopo, pretendo un protocollo sanitario rigido ma le mascherine deve garantirle lo Stato. Ho notato notevole sciacallaggio su alcuni prodotti e vorrei ci fossero maggiori controlli". Sul bonus governativo: "Solo per costituire una società ci vogliono 1800 euro, lo Stato non può mettere a disposizioni cifre così irrisorie". Sul caso delivery: "Dovrebbero fermare l’asporto anche di altre categorie. La consegna a domicilio avrebbe rispettato tutti i requisiti igienico sanitari, così come accadrà per la riapertura. Anche lì la ripresa sarà graduale: sono propenso a tagliare i coperti almeno finché non sarà disponibile un vaccino. Tutte le attività devono essere messe a norma. Chi sbaglierà dovrà pagare ed i controlli dovranno essere capillari. Ho aderito con grande soddisfazione al progetto CucinaContinua.Stiamo studiando le offerte migliori da mettere a disposizione del cliente, in vista di quello che ci aspettiamo sia il ritorno alla normalità. La ripartenza sarà il capitolo più difficile per noi imprenditori, sarà dura per diversi fattori. Questa crisi senza precedenti lascerà dietro tanti punti interrogativi".
"Ripartire subito con il servizio di consegna, per riprogrammare con meno affanni il futuro del commercio”. In un momento estremamente difficile per le attività di ristorazione del territorio, i titolari delle attività di Food & Beverage provano a far fronte comune alle avversità. L’obiettivo resta quello di realizzare una programmazione a lunga gittata, per consentire il ritorno, un giorno, al riempimento dei locali del salernitano. Per farlo sarà necessario ragionare per step, anche perché è impossibile immaginare un ritorno alla normalità che non cammini di pari passo ad una gradualità di progetto d’insieme. Raffaele Donnamaria, titolare dell’impresa “Addor ‘i Pizza”, ha condiviso dalle colonne de "L'Ora di Cronache" con entusiasmo una delle ultime iniziative in materia di impresa. CucinaContinua, progetto di Lettera7 a cura di Dario Volpe, ha realizzato i Dining bond, coupon con i quali i clienti possono fin da ora acquistare menù riscattabili alla riapertura. Un modo per scommettere sul commercio, che rappresenta domani più che mai il futuro da cui far ripartire l’economia della città di Salerno. "Per noi è un grave danno, ritengo che dovesse essere fatta una cernita: non vedo perché una pizzeria, con un addetto dedicato e le giuste misure in materia di prevenzione e distanza sociale, non possa effettuare le consegne. Nel corso degli anni abbiamo anche tagliato la vicinanza fisica attraverso le varie piattaforme quali JustEat: pagando con la carta hai anche il vantaggio di non doverti recare in loco, dunque senza dover incrociare persone. Credo che in futuro lavoreremo ancor di più con queste piattaforme. Hanno sbloccato i prestiti garantiti ma ancora nessuno ha percepito alcuna somma. Sono felice di quelle che sono state le promesse sul piano regionale, aspettiamo di passare ai fatti. La richiesta che noi titolari rivolgiamo è quella di poter riattivare quanto prima il servizio delivery. Siamo fermi da ormai un mese e mezzo, molti di noi sono a rischio. Credo che mai come in questi tempi dobbiamo reinventarci. Ho accolto con entusiasmo questa nuova idea del mio amico Dario: per quanto riguarda la mia attività propongo due tipi di bond: un menù trattoria, con tre piatti a 15 euro e un asporto, che comprende una pizza e fritti vari a 10 euro".
“Mantenere intatta l’occupazione”. L’appello arriva direttamente da Umberto Scermino, titolare del ristorante-pizzeria “Capri”, da cinque anni attivo nel settore Food & Beverage del comune capoluogo. L’imprenditore ha abbassato per l’ultima volta la saracinesca lo scorso 9 marzo e da allora ha rivestito, impotente, il ruolo di spettatore, dato l’insorgere del virus. Scermino ha accettato con entusiasmo la proposta dei Dining Bond: il progetto, a cura di Dario Volpe, permette ai clienti di investire sui locali preferiti acquistando coupon da riscattare alla riapertura. Quali offerte propone Capri? "La mia attività prevede un coupon, del valore di 15 euro. Questo comprende un fritto, pizza a scelta, dolce e bevanda, riscattabile alla riapertura. Vorrei che le persone possano occupare uno dei coperti, invece che portarlo a casa: sarebbe bello tornare a respirare aria di normalità tra le mie cucine”. È d’accordo con il divieto di asporto in Campania? "Sì. Credo che il servizio a domicilio avrebbe coinvolto un gran numero di persone in città e avremmo rischiato di vanificare gli sforzi messi in atto dalla Regione". Da non trascurare il fattore occupazionale. "Certo: personalmente non vorrei mai dire ad uno dei miei dipendenti di stare a casa. Stiamo seguendo un percorso di crescita importante: sono ormai cinque anni che l’organico lotta al mio fianco e considero ogni membro parte della mia famiglia".
Gino Sorbillo contro il divieto di consegnare il cibo a domicilio in Campania. Il celebre maestro pizzaiolo continua a lanciare appelli al presidente della Regione Campania, con l’invito a rivedere il no assoluto al “food delivery”. Contro la decisione di De Luca, anche il primo cittadino di Napoli, Luigi de Magistris, il quale afferma che, al contrario, la consegna a domicilio potrebbe essere utile a evitare assembramenti nei supermercati. "È illogico vietare la consegna a domicilio, quando è possibile ordinare beni non di prima necessità sui siti internet, consegnati regolarmente presso le abitazioni dai fattorini. La pizza è un pasto completo e nutriente, e tiene le persone lontane dai supermercati, evitando pericolosi assembramenti e, di conseguenza, rischi di contagio. Non è giusto che si possano effettuare ordini ai colossi delle vendita online di beni non di prima necessità, mentre tutti quanti noi altri dobbiamo restare fermi. Il servizio a domicilio deve essere un diritto di tutti e non solo delle grandi organizzazioni che stanno facendo affari d’oro. Anche noi, affidandoci alle app del delivery, potremmo riaprire i forni con solo due persone dello staff e con due semplici pizze, margherita e marinara. Nelle altre regioni le consegne a domicilio non sono state sospese, anzi. Perché la Campania deve fermarsi?".
«Contrario alle pizze a domicilio». E’ questo, in sintesi, il pensiero di Rofoldo Sorbillo, noto pizzaiolo salernitano e titolare dell’omonima pizzeria in Via dei Tribunali, lungo corso Garibaldi. "Sono contrario alla pizza a domicilio e non perché non mi farebbe comodo ma credo che dobbiamo tutti stringere i denti e promuovere iniziative affinché lo Stato offra il suo aiuto, soprattutto velocizzando i pagamenti delle richieste pervenute fino ad oggi di dipendenti e proprietari di partite Iva, senza commettere l’errore di forzare una riapertura inutile, che potrebbe causare danni irreparabili, alla nostra salute, a quella dei nostri clienti e dei nostri dipendenti – ha detto il giovane pizzaiolo – Si stanno montando polemiche inutili e anche dannose", ha aggiunto, spiegando che il problema principale non sarebbe tanto il fattorino che andrebbe a consegnare il pasto o la pizza a casa, ma bensì il ritorno in strada di persone, "aziende di cui abbiamo bisogno per il riavvio della nostra attività, fornitori di farine, latticini, bibite, salumi e tanto altro. Certo attualmente qualcuno già c’è per permettere il rifornimento ai super market e ai commercianti con obbligo di restare aperti, ma ci pensate a quante pizzerie, ristoranti, pasticcerie ci sono in Campania? - ha poi aggiunto Sorbillo – A mio avviso è un rischio che attualmente non possiamo correre, soprattutto adesso che abbiamo un calo quasi stabile dei contagi, semplicemente perché se oggi troviamo in strada un solo furgone che scarica merci, con la nostra riapertura i furgoni diventerebbero tanti. Sarebbe davvero la stessa cosa? Idem per il resto delle materie prime o prodotti utilizzabili per permettere di riavviare le attività. Da aggiungere poi il numero di dipendenti che dovrebbero recarsi sul posto di lavoro".
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