di Francesco La Monica
Con la firma del protocollo per la ripresa delle celebrazioni religiose, dopo l'emergenza Coronavirus, dal 18 maggio si potrà tornare in chiesa per assistere alle messe. L'accordo, siglato dal Presidente della CEI, il cardinale Gualtiero Bassetti, dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dal Ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, indica alcune misure a cui ottemperare per rendere possibile e sicuro l'accesso ai luoghi di culto. Le regole sono grossomodo quelle che già si stanno osservando per i funerali. L’accordo è arrivato dopo una lunga trattativa durata settimane, in conseguenza delle proteste della CEI, e prevede la riapertura delle chiese al culto già a partire dal 4 maggio, in contemporanea con l'inizio della fase 2. Una ripartenza, molto desiderata dai fedeli, che dovrà necessariamente tener conto dei rischi di assembramento. In queste ore, infatti, diversi esperti stanno mettendo in guardia soprattutto gli anziani, che sono i più assidui frequentatori dei luoghi di culto. L'organizzazione e la responsabilità, dunque, saranno gli elementi determinanti.
“Per quanto ci riguarda, riapriremo la Chiesa dalle 17.30 alle 19.30. Le celebrazioni, se il meteo ce lo consentirà, avverranno all’esterno” – dice Don Nello Senatore, parroco della Parrocchia di Sant’Eustachio – “Inoltre, abbiamo già provveduto a sanificare, internamente ed esternamente, la chiesa. In tutto, con le relative misure di sicurezza, contiamo di riuscire ad accogliere circa un centinaio di fedeli. Come sempre, ci atteniamo alle decisioni del comitato tecnico scientifico e del vescovo. Sono questi i nostri punti di riferimento e non ne esistono di altri. Essendo un parroco, e non uno scienziato, non posso che attenermi alle decisioni di chi lo fa per mestiere. In questo momento, i pareri personali contano poco, perché la salute conta più di qualsiasi altro discorso”.
Sulla stessa falsa riga, il pensiero di Don Marco Russo, sacerdote della Parrocchia di Santa Maria della Consolazione di via Laspro: “Ci atteniamo alle decisioni del Governo e della CEI. Ho piena fiducia nelle loro decisioni e non ho motivo per discutere perché ognuno fa il suo mestiere. Ho fiducia, oltre che di me stesso, anche nella responsabilità dei fedeli, e sono sicuro che tutte le misure di sicurezza verranno rigorosamente rispettate. Al momento, non posso quantificare il numero dei fedeli che potranno presenziare alle funzioni perché sono in attesa delle indicazioni di un tecnico. Quello che è certo è che, visto che la comunità comprende per lo più persone anziane, le celebrazioni avverranno all’interno”. Come previsto dal Protocollo, l’ingresso in chiesa dovrà essere contingentato, con la possibilità di svolgere più celebrazioni in un giorno, per consentire la partecipazione a più persone possibili.
Un aspetto rimarcato da Don Francesco Quaranta, parroco della Parrocchia di San Pietro in Camerellis di corso Garibaldi: “Abbiamo già preparato l’area liturgica con dei segnaposto. Potranno sedersi due persone per banco, a distanza di oltre un metro l’una dall’altra. In più, verranno lasciati volontariamente vuoti, in modo alternato, la metà dei banchi, per garantire le distanze anche con le persone che siedono dietro. Abbiamo già apposto delle colonnine igienizzanti all’ingresso della chiesa, in sacrestia e nello studio del parroco. In più, per non creare assembramenti, ci saranno dei volontari che regoleranno il flusso e il deflusso – spiega Don Quaranta, che poi aggiunge – La nostra chiesa può contenere circa cinquanta persone per ogni funzione. In questi giorni stiamo valutando l’aumento del numero delle messe per dare la possibilità alle persone di partecipare alle celebrazioni. Tra una funzione e l’altra, i volontari si preoccuperanno di disinfettare gli spazi con dispositivi igienizzanti. Sinceramente, non ci aspettiamo un flusso molto numeroso di fedeli. Le persone sono coscienziose e prudenti, e magari sono ancora preoccupate dal pericolo contagio. Secondo la mia opinione – conclude Don Quaranta - tutte le misure organizzative che stiamo adottando rendono la chiesa uno dei luoghi più puliti e sicuri al mondo. Non credo che negli altri luoghi, già usufruibili, si riescano a garantire le stesse misure di sicurezza. Abbiamo fatto tutto quello che ci è stato detto di fare. La CEI ci ha dato questa possibilità e noi la prendiamo al volo”.
Monsignor Andrea Bellandi ha comunicato, infine, la nomina di tre presbiteri come vicari episcopali e uno come vicario generale. Sono don Alfonso Raimo – vicario generale; don Alfonso Gentile – vicario episcopale per l’amministrazione; don Roberto Piemonte – vicario episcopale per la pastorale e gli organismi di partecipazione ecclesiale; don Antonio Romano (junior) – vicario episcopale per la carità.
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