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I tatuatori al tempo del Coronavirus: "L'abusivismo può distruggere la nostra professione e i nostri sacrifici"

18/05/2020

Tra le categorie di artigianato con un seguito importante sul territorio dimenticate, almeno al momento, dalle istituzioni c'è senza dubbio quella dei tatuatori. Un mercato vivo che ha subito il suo inevitabile stop ma a preoccupare principalmente sono le possibili conseguenze. Lo sanno bene gli operatori del settore che tengono duro e vogliono lasciare comunque un messaggio di speranza e ripresa: "Siamo associati ai centri estetici quindi in teoria dal 18 potremmo aprire - spiega Francesco Forte, co-titolare con Luca Franco di FrancoForte TaTToo di Lungomare Colombo - Tuttavia non c'è alcun protocollo a cui sia i gestori che i clienti possano attenersi. Dal nostro punto di vista siamo già ben strutturati in relazione ai dispositivi di sicurezza, utilizzando già guanti, mascherine e camici monouso, purificatori d'aria (filtrata) nonchè lavorando su appuntamento, disponendo di pareti in resina epossodica ed essendo già abituati alla sterilizzazione per prevenire qualsiasi altro tipo di infezione, a prescindere dal Covid. Al contempo sanificare il locale tra un intervento e l'altro sarebbe insostenibile economicamente e mutuando l'esempio dei ristoranti, diverremmo meno appetibili per i clienti che ci scelgono per il loro benessere e le loro esigenze che con troppe restrizioni andrebbero persi. Già in questo contesto abbiamo avvertito fin troppo la perdita dell'essenza della libertà, non vogliamo che lo stesso accada anche sul posto di lavoro, costringendoci a prendere altre strade". Regole flessibili e lotta al mercato nero gli altri punti focali: "Noi abbiamo una concezione di lavoro pulito e dignitoso - prosegue Forte - Come accaduto ai colleghi parrucchieri anche la nostra categoria si è andata scontrando con l'abusivismo che ha causato perdita di clienti e proliferare di metodi maldestri di lavoro. Non nascondo che abbiamo avuto anche noi richieste ma per principio e rispetto della salute di tutti abbiamo rifiutato senza esitare, allinenandoci con la scelta di alcuni colleghi milanesi che per il momento hanno scelto di non aprire visti ancora gli alti contagi. Il tutto continuando a pagare fitti e bollette. Aspettare un mese in più per un taglio di capelli o un tatuaggio non è come non avere il piatto a tavola. Ci auspichiamo che possiamo combattere e vincere la lotta al virus ma non competere contro l'economia altrimenti finiremmo tutti a carte quarantotto. Dal nostro canto, con il supporto delle rispettive famiglie, vogliamo andare avanti, vogliamo continuare a costruire i nostri rapporti di fiducia con il cliente, perorando la causa del tatuaggio come sentimento e non emulazione di massa".

Ci va giù duro Antonio Pellegrino, titolare del franchising AA Tattoo, che si apprestava ad aprire la sua terza attività in provincia a Cava dopo quelle di Salerno e Nocera: "Rispetto ai miei colleghi già abbondantemente penalizzati, noi lo siamo ancora di più - spiega - Lo dico da imprenditore prima che artigiano. Si sono dimenticati di noi, senza mai interpellarci, già in partenza quando sono state disposte le prime chiusure ma nessuno ha fatto cenno alla nostra attività che muove migliaia e migliaia di persone in Campania. E siamo contribuenti come tutti gli altri. Siamo stati noi previdenti nel decidere di chiudere prima di entrare nel lockdown totale. Siamo stati i primi a farlo ma abbiamo continuato ad accumulare spese, dipendenti in cassa integrazione e 600€ che servono a ben poco (sempre che arrivino). Viene fatta di tutta l'erba un fascio ma è sbagliato associarci a centri estetici e barbieri: le misure di cautela previste per noi non sono una novità, visto che lavoriamo da sempre su appuntamento e non avremmo bisogno di reinventarci. Ad essere sincero avremmo potuto riprendere a lavorare già da tempo, almeno nelle zone con meno contagi. E' l'ennesima testimonianza che investire in Italia ormai è inutile, anzichè dar seguito ai passi da gigante fatti ne facciamo due all'indietro, favorendo decrescita ed abusivismo. Ci sentiamo abbandonati, senza perequazione con le categorie alla quale siamo stati erroneamente associati, trattati da ultima ruota del carro come una semplice botteguccia quando in realtà il nostro lavoro si esplica in studi che hanno la stessa valenza di quelli medici. E chi ne risentirà sarà anche inevitabilmente il cliente".

"Il rammarico principale è quello di non aver potuto sfruttare il periodo di maggiore attività per noi che, a differenza di altre categorie, concentriamo la nostra produttività in 4-5 mesi, in particolare in quelli primaverili fino ai primi giorni d'estate - concorda Elena Adinolfi dello Studio Puffo Brontolone di via F.P. Volpe a Salerno - Ma soprattutto il dilagare dell'abusivismo i cui esiti nefasti si potranno risentire ancor di più nel tempo, a danno di chi ha sempre rispettato regole e deontologia professionale. Dal punto di vista sanitario cambierà poco, da quello economico fortunatamente abbiamo avuto qualche sostegno dalla Regione ma questo non ha impedito lo sgravio di spese necessarie ed impegnative, soprattutto quelle dei rifiuti speciali cui siamo vincolati".

"Per la tutela della salute di chi si sottopone ad un tatuaggio o piercing e per noi stessi, in ragione della crescente popolarità delle tecniche di ornamento del corpo, la nostra attività merita la massima attenzione da parte del Governo e della Regione - la considerazione di Vittorio Rainone, titolare di When Tattoo Calls di via G.B Amendola - speriamo al più presto di essere riconosciuti come categoria. Siamo stati tra i primi a chiudere senza che ci venisse imposto, proprio a tutela della salute, ed oggi ci troviamo ad affrontare costi altissimi in seguito agli aumenti dei materiali. Da sempre conteniamo i rischi, ci aggiorniamo di continuo per accrescere una cultura specifica in particolare sulle malattie infettive e sulle precauzioni universali di igiene adottate durante ogni intervento e anche dopo l'effettuazione del tatuaggio o piercing. Seguiamo i nostri clienti fino alla guarigione completa. Cerchiamo attraverso l'educazione dei giovani di trasmettere un ottimo livello di conoscenza prima di effettuare qualsiasi intervento permanente sul corpo osservando tutte le misure sanitarie previste. In questo periodo così difficile sono proprio i giovani quelli che più mi preoccupano se non vengono consigliati da un esperto. E' fondamentale tutelare i nostri figli, fargli acquisire consapevolezza affidandosi ad esperti del settore e non a mercenari".

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