Dopo aver approfondito l'ambito legale e quello psicologico, tocca all'architettura. Proponiamo, di seguito, l'editoriale redatto dallo studio KIN Associati.
di arch. Gioacchino Carpinelli, arch. Pier Paolo Contente e arch. Serafina Milone
Sul COVID-19 si è parlato tanto, noi K I N Associati crediamo che, dopo la paura del contagio e il problema della “ripresa”, questo virus abbia spinto il mondo intero a riflettere sui tanti e diversi aspetti che hanno accompagnato la nostra vita durante tutto il lockdown ovvero sui diversi modi di vivere forzatamente gli spazi, lo smart working, gli hobby e le passioni. Noi, come giovane studio di architettura da poco avviato, abbiamo sopperito all’emergenza con lo smart working; purtroppo, ed inevitabilmente, il lockdown ha causato anche a noi interruzioni di commesse e cantieri.
Questo momento di emergenza ci ha visti impegnati a rivalutare il concetto di benessere abitativo, abbiamo, quindi interpretato il virus come potenziale opportunità di rilancio e di cambiamento nel modo di vivere la quotidianità degli spazi, siano essi interni o esterni. Ci ha insegnato ad affrontare nuove progettazioni con maggiore e diversa sensibilità. Abbiamo vissuto una piccola-grande metamorfosi, durante la quale lo spazio pubblico è diventato vuoto e quello privato si è riempito di quotidianità nel quale svolgere lavoro, istruzione, sport, svago.
Oggi avendo ripreso il nostro lavoro sul campo abbiamo maturato alcune riflessioni sull’ambiente-casa, che ora più che mai è considerato come uno spazio da vivere pienamente, non potendo più godere al 100% dello spazio pubblico esterno, quantomeno non come prima.
Durante il periodo di quarantena abbiamo maturato l’idea di quanto potrebbe essere utile fruire, in futuro, di un’interfaccia funzionante ed efficiente anche dal punto di vista ”tecnologico” con gli uffici della pubblica amministrazione, integrando gli elevati standard qualitativi attuali con una tecnologia che soddisfi i nuovi bisogni.
In tal modo il lavoro potrebbe proseguire regolarmente in modalità smart-working in maniera da limitare spostamenti. L’auspicio è che i settori pubblici siano pronti a recepire i nuovi percorsi imposti dalla pandemia nel nostro modo di vivere e lavorare.
Costretti tutti in casa, l’emergenza sanitaria ha portato a rivalutare lo spazio domestico, considerando che è cambiata la sua considerazione e la sua fruibilità.
- Pensare ogni spazio come trasformabile, ad esempio utilizzando ampie porte scorrevoli o anche intere pareti scorrevoli che muovendosi cambiano totalmente la percezione, l’aspetto e la funzione dello spazio;
- L’attività fisica forzata in casa ha portato i committenti a richiedere spazi più ampi per l’attività motoria, possibilmente all’aperto o semicoperti;
- Lo smart-working ha richiesto ambienti-lavoro più comodi e indipendenti, allo scopo di simulare veri e propri uffici con piani-lavoro più ampi e funzionali;
- La richiesta di ulteriori servizi sanitari o la scelta di elementi di arredo come divani o tavoli più spaziosi e confortevoli;
- Dulcis in fundo la cucina come centro della quotidianità. Ripensare lo spazio cucina è una sfida che ci ha intrigato, grazie anche a commesse particolarmente attente a questo ambiente, soprattutto post-COVID. Ci impegniamo a progettare uno spazio accogliente, funzionale e bello, spesso confrontandoci con cuochi (professionisti e non), figure che conoscono bene le esigenze e la spazialità. Lo spunto, nato dal lockdown e il relativo confronto con la committenza, ci ha permesso di capire quanto l’ambiente cucina stia cambiando forse più di tutti gli altri ambienti della casa. Lì dove possibile, pensare a spazi più grandi, piani di lavoro più alti della media (100 cm a fronte dei soliti 90cm) per garantire più comodità di lavoro, coadiuvati dall’utilizzo di elettrodomestici sempre più tecnologici.
In conclusione, siamo consapevoli che la casa non potrà mai sostituire una palestra, un ufficio, un cinema o un ristorante ma riteniamo doveroso approcciarsi ad un nuovo progetto tenendo bene a mente che da qualche mese il modo di abitare è cambiato.
Inoltre la nostra speranza è che gli architetti vengano sempre più coinvolti in questa fase così drammatica della vita del nostro Paese, considerando che l’epilogo sarà la “ricostruzione di un modo di vivere diverso” tutto ciò potrebbe portare noi tecnici a guardare al futuro in maniera più critica, rivalutando il concetto di casa, di quartiere, di lavoro digitale e di mobilità.
Chissà…magari potrebbe essere una grande opportunità quando, una volta usciti fuori dall’emergenza, si dovrà ricostruire il Paese in termini sociali ed economici, del resto il Decreto Rilancio sembra esserne una buona dimostrazione…Vedremo…
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