In Italia, si sa, ci sono 60 milioni di tifosi e commissari tecnici: ogni appassionato di calcio, magari, si improvvisa mister della propria squadra del cuore e crede di saper quali siano le soluzioni migliore da metter in pratica. Al di là delle battute il mestiere “vero” di mister non è così facile da raggiungere, o meglio non ci si improvvisa. Come in tanti campi, infatti, per arrivare a ottenere certi titoli e obiettivi occorre studiare, aggiornarsi di continuo e frequentare i corsi giusti. Questo percorso Marco Landi lo sa bene: il 24enne di Baronissi, secondo più giovane nel Corso Uefa D organizzato dalla Figc, allena il gruppo 2006-07 negli Aquilotti Irno e ha chiaro in testa il suo obiettivo. Il giovanissimo Mister ci ha confidato le sue esperienze e le sue sensazioni dopo aver conseguito il patentino.
«L’idea di diventare allenatore è nata durante gli anni della scuola calcio, esordisce Landi a proposito degli inizi, vedevo tante partite dalla panchina e pensavo che fosse destino vedere il calcio da quella prospettiva “diversa”. Da grande appassionato di calcio ho sempre creduto che se non avessi potuto giocarlo ad alti livelli mi sarebbe piaciuto essere in quel mondo ma in altre vesti. Gestire me stesso e altre persone era la mia sfida. Devo ringraziare Mister Livio Maranzano che mi ha dato l’occasione di cominciare (alla giovanissima età di 17 anni), inizialmente solo dando una mano, un percorso giunto all’ottava stagione, quella che sta per cominciare».
«Credo di essere maturato tanto in questi anni - queste le parole del Mister su suo percorso - Mi dispiace aver appreso dei concetti, che reputo basilari, soltanto durante il mio percorso di mister e non quando ero un “semplice” calciatore. È pur vero che negli anni sono cambiate dinamiche e visioni nel calcio, prima più improntate forse sull’aspetto atletico. Mi è piaciuto scoprire anno dopo anno diverse metodologie e tipologie di esercizi. È stato importante avere al mio fianco tanti Mister (degli Aquilotti Irno ndr) da cui ho imparato tanto e che ringrazio. Credo di essermi trovato al posto giusto nel momento giusto: non credo, infatti, di aver bruciato le tappe. Aver avuto un gruppo, in autonomia, al sesto anno è stata una decisione presa da Mister Livio, perché forse prima non sarei stato in grado di lavorare e gestire la situazione. Lui, la mia guida, oltre ad allenare i suoi ragazzi, ha, in un certo senso, allenato anche me. Ho fatto tutte le tappe poco alla volta e spero presto di allenare una squadra dilettante dopo questo corso Uefa D.
«Io, già, da quando cominciai, non conoscendo ancora tutte le distinzioni, (all’età di 18 anni) avevo intenzione di fare un corso per diventare allenatore. Nella mia testa, poi negli anni, c’era l’intenzione di fare il Corso Uefa C che ho aspettato per tanti anni e non è arrivato. Passando il tempo c’era l’intenzione di fare il corso Uefa B, all’età minima di 23 anni, ma quest’anno è stato tolto: esso, ora, si ottiene sommando i corsi C e D. A luglio feci domanda per il corso C: non ci sono entrato, per qualche punto, non avendo il punteggio adeguato, non avendo accumulato presenze né da giocatore, né da allenatore o vice, nelle categorie dilettantistiche. Ho avuto la possibilità di fare il corso Uefa D e l’ho affrontato sapendo di fare un piccolo passo in questo mio percorso. Sono entrato in graduatoria ed è stato importante sia per acquisire punteggio che nozioni.
Il corso, di per sé, è durato, per colpa della pandemia, 9 mesi - si esprime così Mister Landi sul Corso Uefa D dal vivo e durante il lockdown - In presenza tutto era andato per il meglio ma poi ci siamo bloccati a metà corso e non si sapeva come portare a termine il tutto. La caparbietà di Mister Maestripieri e la bravura del segretario Trinchese sono state determinanti per la conclusione delle lezioni di teoria, attraverso le piattaforme on-line. Per gli esami 5 su 6 (Carte federali, Regolamento di gioco, Medicina dello sport, Psicopedagogia, Metodologia di allenamento) sono stati fatti on-line. L’esame “Tecnica calcistica” era in dubbio sulle modalità. Siamo, però, riusciti a concludere le ore di pratica a luglio ? grazie alla tenacia del Mister ? al “Superga” di Mercato San Severino. Lì c’era stato annunciato che il 7 settembre si sarebbe conclusa la nostra avventura, a cui manca da aggiungere solo un tirocinio presso una squadra dilettante».
«Tra i progetti futuri c’è il corso Uefa C - conclude il classe 1996 parlando di futuro - Non mi è stato possibile fare subito domanda anche per impegni universitari. Il sogno è ovviamente arrivare in Serie A, seguendo magari l’esempio di Stramaccioni come ci è stato detto al corso: anche l’ex allenatore dell’Inter aveva cominciato la lunga trafila come tutti noi. Non ho avuto ancora esperienza nel calcio dilettantistico ma solo con i ragazzi e alla domanda “Cosa ti piace del ruolo di allenatore?” risponderei la gestione del gruppo. Mi piace aver un dialogo con i giocatori, creare rapporti (alla Ancelotti come ci è stato insegnato al corso) e cercare di migliorare loro. Occorre una predisposizione all’ascolto e all’apprendimento reciproco: la soddisfazione, infatti, arriva quando tu vedi che ciò insegni e il ragazzo lo mette in pratica e lo ricorda in futuro. Sono un tipo che ama organizzarsi il lavoro, pianificare e sperimentare nuove metodologie e tipologie di esercizi. In campo si lavora duramente ma fuori cerco di essere sempre disponibile al confronto con i miei ragazzi».
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