di Andrea Bellandi - Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno
Carissimi,
È un Natale diverso quello che ci accingiamo a vivere e a celebrare. Non possiamo negarlo: tutti siamo molto provati dalla drammatica pandemia che da dieci mesi ha sconvolto le nostre vite. Lutti, sofferenze, distanziamenti forzati, chiusura di esercizi commerciali, per molti un’emergenza economica che desta forti preoccupazioni anche per l’immediato futuro, disagi per le famiglie che si trovano spesso a “gestire” i figli lontani dalla scuola, una forte pressione psicologica subita dai giovani, che non di rado trova sfogo in atti di inconsueta violenza.
E tutti a sperare nell’arrivo di un “benedetto” vaccino, che ci liberi istantaneamente da quella sorta di “incantesimo maligno” che ci ha reso in larga misura prigionieri. Più che la voce dei profeti biblici, i cui annunci di speranza la Liturgia di Avvento propone normalmente alla nostra riflessione, siamo portati maggiormente ad ascoltare gli annunci di altri “profeti”, che appaiono ai nostri occhi più concreti: quelli dei virologi, dei giornalisti, dei politici. E perfino il colore della speranza, dal verde tradizionale, assume piuttosto le tinte del “giallo”, che annuncia possibilità di spostamenti, acquisti, ricongiungimenti familiari. Tutto ciò, badate bene, risulta del tutto comprensibile e sono il primo sinceramente a riconoscere la particolarità drammatica di questo periodo storico che stiamo attraversando. È un tempo molto duro, bisogna ammetterlo, ma proprio per questo la domanda si fa più pressante e decisiva: quale Natale stiamo per celebrare? Quale contenuto di novità esso porta con sé? Che speranza reale offre alla vita di tutti noi, anche e soprattutto in un tempo segnato dal Coronavirus?
Ognuno di noi, carissimi, deve porsi sinceramente e attentamente queste domande, pena attendere il prossimo Natale come si attende un qualsiasi altro giorno di festa del calendario, con la differenza data dall’impegno di comprare qualche regalo (ma saremo quest’anno giustificati, qualora non accontentassimo tutti) e dall’attenzione di non invitare al cenone se non gli stretti familiari. La novità del Natale “cristiano” rischierebbe infine di ridursi soltanto all’anticipazione dell’orario della Messa della Notte e a corali necessariamente ridotte. Tutto qui? Ebbene, proprio questo Natale può essere e dovrebbe essere un messaggio di autentica speranza, l’irradiarsi di una luce risplendente nella notte del mondo, un annuncio di vera gioia, come quello dato ai pastori nella notte di Betlemme. «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,10-12).
Il Natale è l’annuncio del “Dio-che-viene”, che viene per essere sempre tra noi, l’Emmanuele, il “Dio con noi”! Abbiamo motivo di sperare, perché il Signore è già venuto, si è coinvolto con la nostra vicenda umana e si accompagna permanentemente a noi, nel cammino della vita e oltre i suoi confini terreni. Concludo questa mia semplice lettera natalizia, assicurando il mio ricordo e la mia preghiera al Signore per ciascuno di voi.
E in particolare mi ricordo di voi, bambini, e prego per voi: che presto torniate a giocare insieme, all’aria aperta senza mascherine e senza timore di fare qualcosa di male. Mi ricordo di voi, giovani, e prego per voi: che possiate riprendere la vita di sempre, nei vostri luoghi di studio, di sport, di incontro. Mi ricordo di voi, famiglie, e prego per voi: che questo periodo abbia consolidato maggiormente i vostri legami, aiutandovi ad affrontare insieme le difficoltà. Mi ricordo di voi, anziani e ammalati, e prego per voi: perché sappiate che il Signore vi tiene particolarmente nel cuore, chiedendovi di offrire insieme a Lui le vostre sofferenze. Mi ricordo di voi, che siete in lutto per la perdita di un vostro caro, e prego per voi: perché il Signore vi conforti con la speranza della Risurrezione, nella quale ci ritroveremo insieme. Mi ricordo di voi, fratelli e sorelle detenuti, e prego per voi, affinché non cediate alla rassegnazione, ma viviate nella speranza, trasformando l’oggi in un cammino di crescita, di fede e di carità. Mi ricordo di voi, che soffrite la solitudine, e prego per voi: affinché vi siano fratelli e sorelle che si prendono cura di voi, donandovi il loro tempo. Mi ricordo di voi, poveri, che passate i giorni per strada, e prego per voi: perché possiate incontrare sempre persone che vi guardano negli occhi e vi aiutano. Mi ricordo di voi, religiose e religiosi, e prego per voi: affinché l’offerta della vostra vita e la vostra preghiera siano ricompensate da quella consolazione che solo il Signore sa dare.
Mi ricordo di voi, sacerdoti, e prego per voi: che possiate presto riabbracciare le persone delle vostre comunità, riprendendo insieme con gioia ed entusiasmo il cammino interrotto; Mi ricordo di te, persona che non conosco e che tuttavia stai leggendo questa mia lettera, e prego per te: perché tu abbia la grazia di accorgerti con stupore che in Gesù Dio si è fatto uomo, ha vissuto una vita umana, è morto ed è risorto per te, per la tua felicità. Proprio per te, perché tu sia felice. Da ora, fino all’eternità. A tutti, auguro di cuore un buon Natale, nella memoria del Signore Gesù.
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