“I genitori e gli insegnanti dell’Associazione e della Rete sono contrari a qualunque tipo di condizionamento per la presenza a scuola dei ragazzi. Non sussiste alcun tipo di obbligo vaccinale attualmente in Italia e vogliamo che venga rispettata la volonta’ di tutti. Inoltre rivendicare la libera scelta in tal senso non autorizza nessuno ad etichettarci come no vax, e diffideremo formalmente chiunque dal farlo”. Cosi’ l’Associazione Scuole aperte Campania, aderente a Rete Nazionale Scuola in Presenza, ha risposto in una nota alle dichiarazioni del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, relative alla vaccinazione degli studenti come requisito imprescindibile per la riapertura delle scuole. “L’Associazione Scuole aperte Campania e la Rete Nazionale Scuola in Presenza riconoscono la validita’ dei vaccini per la salute pubblica e come rimedio utile per le fasce di popolazione a rischio (i minori non lo sono) ai fini del contenimento dell’epidemia – proseguono – Come hanno sottolineato le maggiori istituzioni europee ed internazionali (dall’ente vaccinale tedesco Stiko a quello britannico, dal Consiglio Nazionale di bioetica francese all’Oms) il vaccino non e’ ‘una caramella’ ma un trattamento sanitario da somministrare a chi ne ha bisogno. Lascia sinceramente sconcertati che la maggiore preoccupazione del presidente De Luca sia rivolta non a convincere quella fascia di popolazione piu’ a rischio che in Campania costituisce ancora un’ampia fetta che non si e’ vaccinata, ma a subordinare la scuola in presenza alla vaccinazione dei minori, ovvero la fascia meno esposta al Covid grave. A tal proposito si evidenzia che in Campania i cittadini nella fascia di eta’ 70-79 anni risultano immunizzati al 61 per cento, percentuale che si riduce al 45 per cento nella fascia 60-69, situazione che dovrebbe destare grave preoccupazione, essendo soggetti suscettibili di malattia sintomatica, e conseguente ospedalizzazione. La sana politica si fa studiando i dati e le evidenze scientifiche e diffondendole attraverso la circolazione delle idee e il confronto, non certo attraverso la sottrazione di diritti e l’imposizione di trattamenti, come preteso dall’amministrazione regionale, a corto di migliori argomenti”.
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