Un appello ai ragazzi e poi le nuove sfide, gli obiettivi da raggiungere, la bellezza del sapere, della formazione, così la visita a #Giffoni53 di Anna Maria Bernini, ministro della Ricerca e dell’Università. L’arrivo a Giffoni, molte mani da stringere, scatti di rito e poi subito l’immersione nelle sale. A partire dalla Truffaut presso la Cittadella del Cinema. "Un abbraccio a tutti voi. - ha detto rivolgendosi ai giurati della sezione Generator +16 - Io sono venuta qui a fare promozione. Sono venuta per dirvi che noi ci siamo per voi, esiste l’università, esiste l’alta formazione artistica, musicale e coreutica, esistono gli enti di ricerca. Perché noi siamo famosi nel mondo, molto più di quanto crediamo, per la grande capacità di fare ricerca. La grande sfida è quella di avere sempre più ricercatori nel nostro Paese, sempre più iscritti all’Università e fare venire sempre più persone fuori. Orizzontalizzando le idee circolano. In verticale non si comunica. Quando si fa comunità le idee continuano a circolare. Continuate a far circolare le vostre idee e a divertitevi perché questo è un posto in cui ci si diverte molto". Lo dice davanti a Claudio Gubitosi, fondatore di Giffoni, che l’ha accolta al suo arrivo. Con lui il presidente dell’Ente Autonomo Giffoni Experience, Pietro Rinaldi, il direttore generale di Giffoni, Jacopo Gubitosi, il primo cittadino di Giffoni Valle Piana, Antonio Giuliano. La ministra ha con sé Marcella Gargano, direttrice generale, un passato da Giffoner.
Il tema di #Giffoni53 si presta a tante declinazioni. Che non sfuggono alla Ministra Bernini. Cos’è indispensabile per i ragazzi oggi per stare al mondo? Non ha dubbi: "Non avere paura di sbagliare. L’errore è creativo. Non devono pensare che l’errore possa compromettere la loro vita. Le cose più importanti a livello di ricerca scientifica sono state scoperte per errore. Viva, perciò, gli errori perché si può sbagliare, poi si impara e si fa sempre meglio". E Giffoni è indispensabile? Assolutamente sì. "Lo è per i ragazzi ma anche per noi perché ci dà lezioni di vita. Qui c’è una comunità che non ha paura di sbagliare, di mettersi in gioco, una comunità in cui sin da piccoli si impara ad assumersi le proprie responsabilità". L’Università oggi è una sfida, è una delle unità di misura del grado di civiltà di un Paese, è un indice della qualità della vita di uno Stato. A che punto siamo? "L’Università - ha detto - con i suoi corsi innovativi deve riuscire a formare i ragazzi a mestieri che esistono ancora in parte o che ancora non esistono. Su questo abbiamo raccolto la sfida e abbiamo deciso di organizzare un Erasmus italiano che consente agli studenti di girare tra le università, perfezionando e rendendo più flessibile la loro offerta formativa. Ai ragazzi dico che devono essere orgogliosi della ricerca italiana perché nel mondo i settori strategici parlano italiano, le materie del futuro parlano italiano". Ma c’è un gap, quello che rende la formazione italiana spesso avulsa, in una condizione di separazione rispetto al mondo del lavoro: "Dobbiamo riuscire a rendere l’Italia un Paese sempre più attrattivo. Siamo sulla buona strada perché con il Pnrr abbiamo dato molti fondi alle università italiane sia sul diritto allo studio che per la ricerca. I ricercatori vanno dove ci sono le risorse e dove è alta la qualità della ricerca, oggi possiamo dire che abbiamo strutture e fondi per farlo. La grande sfida è dare continuità a tutto questo"
Il tema centrale perché scegliere un’università italiana se esiste un ponte tibetano tra lo studio accademico ed il mondo del lavoro? Glielo chiedono i ragazzi di "Giffoni Impact!" nel corso di un incontro in cui tantissime sono state le sollecitazioni e tanti gli spunti forniti alla Ministra. "Il mondo sta cambiando. - ha così risposto - Io insegno all’Università ma da dieci anni sono in aspettativa. Quello che ho trovato oggi è un mondo già molto diverso da quello che ho lasciato allora. C’è maggiore consapevolezza da parte delle università di non essere monadi e che, al contrario, c’è bisogno di collegamenti con altre università, con quelle straniere, con il territorio e le sue articolazioni. L’università in questo senso sta cambiando. La parola chiave è flessibilità". Il diritto allo studio resta una priorità e si articola in due grandi rami, le borse di studio e l’housing universitario. "Premetto che il diritto allo studio non è una parola, ma un percorso. Rispetto alle borse di studio, mi piace sottolineare che tra i primi atti compiuti abbiamo consentito di aumentare la soglia Isee e l’ammontare delle borse stesse”. Più complesso il tema delll’housing: "Abbiamo avviato una manifestazione di interesse per individuare immobili dismessi oppure confiscati appartenenti al pubblico da poter utilizzare per le residenze universitarie. La sfida è quella di dover realizzare in tre anni 60mila posti letto se si considera che attualmente in Italia ce ne sono quarantamila. Devo dire che su questo ed in genere c’è grande collaborazione con gli enti territoriali, di qualsiasi colore politico essi siano perché quando si scende in campo con la Nazionale siamo tutti con la stessa maglietta".
L’Italia è un Paese ancora a doppia velocità. C’è molta movimentazione dal Sud verso il Nord. Come si può invertire la rotta? "La circolazione delle menti, dei docenti e degli studenti è un tema. - ha detto rispondendo alle domande dei ragazzi in sala - Ma non possiamo certo spostare capitale umano forzosamente. Vanno create dinamiche virtuose di spostamento che si basi su regole chiare e percorsi razionali consentendo agli strumenti di creare piani di studio che siano compatibili con la realtà". Non solo di ricerca, ma anche di temi sociali si è discusso. Qual è la sua posizione sul diritto all’aborto? La Ministra Roccella ha espresso perplessità. E’ la posizione di tutto il Governo? Le è stato chiesto. "Non è la mia - ha risposto - Credo che su questo tema bisogna essere chiari. Il diritto all’aborto è una conquista di civiltà e rappresenta una scelta individuale che non può essere giudicata o messa in discussione. Dietro c’è molta sofferenza personale che deve essere rispettata. Punto". In chiusura l’appello ai ragazzi: "C’è tanto di positivo che sta accadendo - ha concluso - senza per forza attribuire meriti a questo governo. Il mondo cambia e le 99 Università italiane cercano di adeguarsi e di tenere il passo. I rettori oggi sono manager che provano a gestire al meglio le risorse che hanno. Non dimenticate che tante cose buone sono in arrivo e che voi siete la nostra sfida. Non perdete perciò mai la speranza. Spesso la negatività impedisce di trovare le soluzioni ai problemi. C’è una parte di ciò che accade che dipende da noi e che non dobbiamo mai dimenticare di valorizzare".
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