di Massimiliano Catapano
Nella mattinata odierna, un'operazione congiunta della Direzione Investigativa Antimafia (Dia) e del Nucleo Operativo Ecologico (Noe) dei carabinieri di Potenza ha portato alla luce un intricato schema di traffico illecito di rifiuti che coinvolge l'Italia e la Tunisia. L'indagine, coordinata dalla Procura di Potenza, si è conclusa con l'emissione di undici misure cautelari, delineando un quadro preoccupante che vede implicati funzionari pubblici, imprenditori, e società, in un giro di affari illeciti e dannosi per l'ambiente. Tra i coinvolti, tre funzionari della Regione Campania hanno attirato l'attenzione degli inquirenti: uno di essi è stato arrestato e posto ai domiciliari. Le misure cautelari dispiegate comprendono quattro detenzioni in carcere, cinque arresti domiciliari e due obblighi di dimora, riguardanti complessivamente sedici individui e quattro società.
Il funzionario regionale di Salerno, Vincenzo Andreola, 66 anni, si trova tra coloro ai quali è stata applicata la misura degli arresti domiciliari, insieme ad Antonio Cancro, 53 anni, Innocenzo Maurizio Mazzotta, 62 anni, Ciro Donnarumma, 44 anni, e Federico Palmieri, 27 anni. Invece, la detenzione in carcere è stata disposta per gli imprenditori Alfonso Palmieri, 39 anni, Tommaso Palmieri, 70 anni, il cittadino tunisino Mohamed El Moncef Bin, 45 anni, e Paolo Casadonte, 43 anni. L'inchiesta ha anche portato al sequestro di tre società e al congelamento di beni per un valore complessivo di un milione di euro. Uno degli aspetti più inquietanti emersi dalle indagini riguarda il ruolo di un funzionario amministrativo della Regione Campania, il quale avrebbe facilitato illecitamente l'ottenimento di autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti, nonostante le evidenti e gravi irregolarità.
Questo caso sottolinea una volta di più l'urgenza di una vigilanza costante e di sistemi di controllo efficaci nel settore dello smaltimento dei rifiuti, un ambito particolarmente vulnerabile a infiltrazioni di criminalità organizzata e corruzione. La collaborazione internazionale si rivela essenziale nel contrasto a queste pratiche illecite, che non solo compromettono la legalità e l'etica pubblica ma rappresentano una grave minaccia per l'ambiente e la salute pubblica. Mentre le autorità procedono con le indagini, la comunità attende risposte e azioni concrete per prevenire che simili episodi possano ripetersi, affidando alla giustizia il compito di fare luce su questo oscuro capitolo di traffico illecito di rifiuti.
L'ANTEFATTO
Dalle prime luci dell'alba di giovedì, un'operazione coordinata e meticolosa ha preso forma nelle province di Napoli, Salerno, Potenza e Catanzaro, vedendo l'impiego di circa 80 unità tra Carabinieri del Reparto speciale e personale della Direzione Investigativa Antimafia. Al centro dell'attenzione, provvedimenti cautelari personali e reali, messi in atto nell'ambito di una vasta indagine sulla rete di traffico illecito di rifiuti speciali tra l'Italia e la Tunisia. L'inchiesta, che ha preso il via nel 2020, ha portato alla luce una serie di spedizioni di rifiuti, etichettate come materiale plastico, dal porto di Salerno verso la Tunisia. Una volta giunti in Africa, parte di questi carichi è stata incendiata, provocando uno scandalo che ha avuto ripercussioni fino al governo tunisino, con l'arresto e la successiva condanna dell'allora ministro dell'Ambiente.
Le indagini, iniziate a Polla, in provincia di Salerno, si sono estese fino a coinvolgere figure di spicco della Regione Campania, tra cui imprenditori del settore dei rifiuti e un funzionario regionale, ora agli arresti domiciliari. Le accuse a loro carico spaziano dal traffico illecito di rifiuti alla gestione illecita degli stessi, dalla frode nelle pubbliche forniture alla realizzazione di discariche abusive. Sono state individuate quattro spedizioni illecite, effettuate tra maggio e luglio 2020, comprendenti un totale di 282 containers. Queste spedizioni sono state al centro delle indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza, in collaborazione con la Direzione Investigativa Antimafia e il Nucleo Operativo Ecologico di Salerno.
Il caso ha causato un'indignazione generale in Tunisia, culminata con la restituzione all'Italia di tutti i container, dopo il rilevamento di numerose irregolarità, tra cui la difformità nella tipologia di rifiuti e la falsificazione dei documenti di accompagnamento. In totale, sono state respinte 7.891 tonnellate di rifiuti, di cui 70 tonnellate erano già giunte nell'impianto tunisino di conferimento, dove si è verificato un incendio doloso. L'operazione segna un importante passo avanti nella lotta al traffico illecito di rifiuti, mettendo in luce la necessità di una maggiore vigilanza e cooperazione internazionale in materia ambientale. Le indagini proseguono, con l'obiettivo di smantellare completamente questa rete e assicurare alla giustizia tutti i responsabili
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