Trasferta dall'alta posta in palio alle porte per l'Antares Volley che sabato sarà di scena sul campo della Comal Civitavecchia seconda della classe per continuare la rincorsa al terzo posto nel girone A del campionato regionale di Serie C. A scattare l'istantanea del momento vissuto dalla formazione gialloblu è Giulia Vari: "È stato un girone di andata con alti e bassi. Siamo partite bene, la squadra era entusiasta grazie anche ai nuovi elementi giovani subentrati quest'anno e diverse vittorie sono arrivate. Finchè, ahimè, sono giunti una serie di infortuni (ben tre distorsioni alla caviglia nell'arco di un mese) che ci hanno messo un po' con le spalle al muro, sia per umore che soluzioni di gioco. Sicuramente, da adesso in poi ci sarà da lavorare il doppio per recuperare i punti persi, e lo faremo ripartendo dalle singole giocatrici, avendo anche, nel frattempo, recuperato le infortunate. È una squadra che lavora già molto sulla tecnica: bisognerà vertere su testa e carattere".
Agli impegni in palestra, la giocatrice capitolina abbina quelli professionali: "Devo ammettere che conciliare lo studio con la Pallavolo non è mai stato un compito arduo per me. La serietà che ti impone questo sport, come qualsiasi altro svolto a livello agonistico, fa sì che si sviluppino buone doti organizzative. Apprendi ad assegnare la giusta importanza, e quindi il giusto tempo, ad ogni attività. Ad ogni modo, ciò non toglie qualche notte con la luce accesa prima di una verifica, o il caricarsi libri e appunti in macchina per studiare durante una trasferta. Al contrario, oggi che lavoro, la stanchezza di fine giornata è differente e a volte veramente ti chiedi 'ma chi te lo fa fare'. Poi alla fine entri in palestra, e tra le compagne e il pallone ti ricordi facilmente del perchè sei lì".
Una passione nata tra le mura amiche: "In casa siamo da sempre stati una famiglia di sportivi. In particolare, per mia madre la Pallavolo era il pane quotidiano vestendo i panni sia di giocatrice che allenatrice. Si può dire che mi ha contagiato lei già in tenera età. È uno sport in cui la squadra è il tuo punto di forza e non poteva che nascere una grande passione, avendo avuto la fortuna di crescere nelle trafile di una società come il San Paolo Ostiense che puntava molto sul giovanile, creando gruppi coesi con ottimo staff e allenatori. Riguardo il ruolo, i miei 158cm non mi hanno lasciato molta scelta. - sorride - Tra l'U12 e 14 ho giocato sia come palleggiatore che martello, ma già stavano costruendomi come libero nei gruppi più grandi. E fu così che dall'U16 la prima linea è diventata solo un ricordo. Comunque, non cambierei questo ruolo per nessun altro, trovo sia chiave all'interno di una squadra".
Tanti i momenti che assurgono ai preferiti del suo percorso sportivo così come i legami costruiti: "Senza dubbio alcuno, tutto il percorso che ci portò alla finale play-off per salire in C con la Sport 2000. Era una squadra nata due anni prima che aveva vinto la Prima Divisione (Trofeo Roma incluso) da imbattuta, e che, al primo anno di Serie D si ritrova per l'appunto a giocarsi la finalissima per il passaggio in C. Purtroppo, il regolamento di allora era al meglio delle tre gare e nonostante avessimo perso 2-3 ma vinto da loro 3-0, dovemmo disputare gara tre perdendo al quarto set 24-26. Lo ricordo come fosse ieri e rifarei tutto da capo. Difficile indicare una compagna di squadra in assoluto che più abbia lasciato il segno. Devo dire che son sempre stata in squadre dove l'affetto era vivo veramente a livello di gruppo. Tra le più che comunque ricordo con il cuore, ci sono il mio ex (purtroppo) capitano Barbara Grazioli e il palleggiatore migliore con cui abbia mai giocato, Federica Coccia. Abbraccio entrambe fortissimo".
Lo sguardo volge poi con serenità al presente e futuro prossimo: "A questa età penso che ormai la Pallavolo mi ha dato quasi tutto ciò che poteva darmi: le giovanili in Eccellenza con le Final Four, la promozione in D e poi quella in C, ma soprattutto moltissime amicizie e rapporti che tutt'oggi ho con me, con tutte le emozioni annesse. Mi sarebbe piaciuto senz'altro toccare con mano livelli più alti come una B2 o B1 ma, d'altronde, ho sempre studiato tanto e l'Università mi ha anche portato all'estero per un buon periodo, proprio negli anni in cui fisicamente e mentalmente avrei potuto dare di più. Ma va bene così, non ho rimorsi. - conclude la numero 24 - Per il momento continuo a giocare, sempre con la giusta serietà e divertimento. Se poi dovesse arrivare un'altra finale play-off, ben venga, io sono pronta...". Professionalità, dedizione, sacrifici e spirito di squadra: Giulia Vari è sicuramente un buon esempio da seguire dentro e fuori dal campo.
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