è da un po che si sente parlare di “Civil war”, il film di Garland che sta dividendo l'opinione pubblica. La pellicola stava entrando nei nostri cinema come un capolavoro affermato ancor prima di essere visto, eppure qualcosa è andato storto. Analizziamo insieme questo film, cercando di evitare spoiler ove possibile.
Come già anticipato, il regista è Alex Garland, già affermato per pellicole come “Annihilation“ o “Ex Machina”. La sua presenza si sente, è imponenente e ricalca tutto il film.
Ad accompagnarlo ci sono sia attori affermati, del calibro di Kirsten Dust o Stephen M. Henderson, che nuovi, in un mix che mantiene estremamente alto il livello della recitazione. Forse l’unico difetto da questo punto di vista riguarda proprio la protagonista che a volte sembra un po’ “vuota”, come fosse un manichino, ma tale interpretazione è giustificabile perché contestualizzata nella trama del film.
La trama del film riguarda, come facilmente intuibile dal titolo, un'ennesima guerra civile in America. La storia segue le vicende di una giornalista di guerra, Lee Smith, con la sua compagnia fatta da giornalisti esperti ed una nuova recluta, impegnata in un viaggio fra gli states per scattare l’ultima foto al Presidente della nazione, prima dell’imminente vittoria dei secessionisti. Tale punto di vista e' nuovo al campo cinematografico che, nonostante faccia ampio uso di foto e cinematiche di guerra reali, non ha mai reso giustizia a quello che e’ il mestiere del giornalista di guerra. Questo film riesce perfettamente a fare ciò, mostrandoci la loro vita in un'epoca di caos, proiettata lievemente nel futuro rispetto alla nostra. La trama e’ coerente e lineare, non troppo simbolica ed estremamente solida. L’unico difetto di questa storia e’ la superficialità dello sfondo: non si riesce a capire chi combatta per cosa. Sarebbe stato interessante capire per cosa le fazioni combattano e che piani abbiano per il futuro, oltre a riproporre la classica formula del “Il sud secede e vuole ribaltare il governo degli USA perché sì”. È altresì vero però che, in caso tale formula sarebbe stata eccessivamente presente nel film, essa avrebbe compromesso il suo intento di mostrare ciò che c’è dietro la guerra; tuttavia, allo stato attuale, la guerra civile che da il titolo al film non e’ che uno sfondo molto passivo e poco comprensibile con cui lo spettatore non riesce ad interfacciarsi pienamente. Da escludere però e’ la mancanza di azione che, sebbene non troppo presente, si fa guardare ed apprezzare. Nonostante il finale del film sia abbastanza telefonato già dall’inizio, ciò non lo rende meno godibile, dato che non solo e’ rigorosamente il linea con ciò che doveva succedere nella trama, ma ha anche qualche piccolo colpo di scena ed e’ possibile leggere al suo interno una sottile critica all’attuale politica americana ( e non solo ).
Questo film brilla per gli effetti speciali. Chiariamoci subito, non è all’altezza di film che fanno degli effetti speciali il loro centro, ma presenta comunque un lavoro consistente e svolto a dovere. Le scene di azione prima menzionate riescono ad emozionare abbastanza, mentre spari ed esplosioni sembrano del tutto realistici. Le colonne sonore che accompagnano il tutto non sono pero’ delle più iconiche, anche se fanno il loro dovere nell’aumentare suspance e tensione. Non c'è molto altro da dire se non: "Complimenti alla regia!"
Civil war è un bellissimo film, particolare e sicuramente unico. Risulta essere un film pienamente godibile e da vedere assolutamente per chi fa parte del mondo del giornalismo o è interessato ad esso. Anche chi cerca un film d’azione diverso dal solito potrebbe gioire nella visione di Civil war, anche se esso non è strettamente un film d’azione.
Questo è uno di quei film che viene rovinato dall’aspettativa, dall’hype compulsivo di chi aspetta da mesi la sua venuta e poi si ritrova un prodotto non brutto, ma diverso da ciò che si aspettava. De facto, il film è ottimo a discapito delle voci che girano che lo inquadrano come un flop o un film mediocre, ed adatto ad un contesto geopolitico come quello attuale. Non è difficile immaginare una Lee nei ghetti di Gaza oggi, per mezzo della quale noi abbiamo le immagini di ciò che sta avenendo. Magari, usciti dalla sala, avremo una visione un pò diversa della guerra ed impareremo a rispettarci un po’ in più.
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