Ricercare la felicità o la gioia piena, come sottolineato nei Vangeli, deve essere il focus dell’uomo che ha nell’amore l’unico sentimento che può resistere negli anni, anche in un’epoca caratterizzata da un clima di grande incertezza per i conflitti in essere. Oggi nel 2024 con due crisi in corso in Medio Oriente e tra Russia e Ucraina come nel 1944 quando stava per concludersi la seconda Guerra Mondiale. Non a caso, quindi, sono questi i due anni protagonisti di una delle tante storie d’amore sotto forma epistolare. Lettere, quelle che emergono dopo 8 decenni grazie al lavoro di ricerca di Fra Maurizio Pianta.
Il Frate, che coordina l’archivio dei Frati del convento “Santissima Trinità” di Baronissi, mentre stava cercando altro, si è imbattuto casualmente in queste lettere che erano nella cartella personale di Padre Filippo Longobardi, cappellano militare durante la seconda Guerra Mondiale a Rodi. I mittenti erano ragazzi militari che desideravano tornare a casa, riabbracciare i propri cari e ritrovare i congiunti. Ignoto è il motivo perché non siano state spedite: la motivazione probabilmente dipende dal fatto che non si riuscissero a trovare i familiari nel clima di confusione durante la guerra. Domenico Maida è il protagonista di una di queste epistole. Il giovane militare nato e cresciuto a Polia, comune calabrese in provincia di Vibo Valentia, trovò moglie e andò a vivere con lei nel comune limitrofo di Francavilla Angitola, prima di partire per la guerra.
Il giovane militare perse la vita sull’Isola di Rodi, venendo fucilato. La moglie, Maria Di Caria, che lo aspettava in Calabria non vedrà mai più tornare suo marito, il quale decise di scrivere questa lettera quando la nostalgia di casa si faceva sentire e il desiderio di ritrovare i suoi affetti si fece sempre più intenso. Lettera che non arrivò mai a destinazione. Ecco, quindi, che Fra Maurizio Pianta, attraverso la scoperta della lettera, vorrebbe far conoscere, contattando le istituzioni locali, ai posteri, ai discendenti della famiglia Maida la storia di Domenico e quel suo amore scritto in quella lettera.
Quel 1944 che si fonde col 2024 ma un’altra annata si potrebbe iscrivere in questa storia: il 1924, quando spirò Giacomo Puccini. Nel primo centenario dalla morte del compositore italiano c’è la scoperta di questa lettera che richiama la celeberrima opera “Madame Butterfly”, nonostante un finale diverso. Se nell’opera Cio Cio-San aspettava il ritorno del marinaio americano che, invece, si presentò con la sua nuova moglie americana, portando alla decisione di lei di togliersi la vita, nel caso delle lettere ritrovate di Domenico Maida l’intenzione era di ricongiungersi alla propria moglie ma fu il destino bellico a impedire il suo ritorno.
“Un bel dì vedremo, levarsi un fil di fumo, sull'estremo confin del mare”: così cantava Madame Butterfly nel 2° Atto dell'Opera di Puccini. Una nave, invece, che non arriverà mai in porto a restituire i resti mortali del soldato Domenico Maida rendendo inconsolabile la moglie Maria Di Caria. Chissà se un giorno, però, il vedere queste lettere possa consolare i discendenti attuali in un abbraccio d’amore, unico antidoto contro i moderni conflitti.
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