Nemmeno il caldo torrido è riuscito a fermare i nostri ambassador che hanno riempito La Sport È Salute Arena già dalle 9 di questa mattina, pronti per il taglio del nastro che ha dato il via alla settimana di eventi, talks e attività che avrà luogo all’Arena adiacente all’Antica Ramiera. Dopo l’inaugurazione c’è stato un intervento del direttore generale del Giffoni Film Festival Jacopo Gubitosi, del presidente del Festival Piero Rinaldi e della coordinatrice regionale per la Campania di Sport e Salute Francesca Merenda, i quali hanno preceduto anche il sindaco Giuliano e il vice sindaco Toro che hanno dato il benvenuto ai nostri ospiti. Immersi fra i ragazzi impegnati a giocare e divertirsi sono intervenuti infatti anche i primi due ospiti di giornata: Luigi Mastrangelo e Marco Nosotti. Entrambi hanno raccontato la loro gioia nel trovarsi al centro di questa iniziativa combinata fra Sport E Salute e Giffoni che è poi cominciata proprio con Mastrangelo alle 10, il quale si è raccontato di fronte agli ambassador.
Dopo il taglio del nastro alle 9.30, sono stati tanti i temi trattati con l’ex campione di Pallavolo e ora membro del team Illumina di Sport e Salute: dagli anni di successi nel campo partendo dai primi passi nella pallavolo, fino all’illusione della distanza, tema centrale del #Giffoni54. Il tutto però passando dal cinema con le sue 4 apparizioni sul grande schermo, di cui ci ha parlato. “Il gigante buono” ci ha parlato della sua esperienza in prima persona con alcuni grandi della cinepresa, da Lino Banfi a Rocco Papaleo, a Marco Ponti e Massimiliano Gallo. In 45 minuti che sono stati un concentrato di risate e curiosità, abbiamo scoperto come è nata la sua carriera, cominciata a 16 anni arrivando dal mondo del calcio, quando il sabato pomeriggio guardava in televisione il suo idolo Andrea Lucchetta, un anno prima di averlo al proprio fianco come compagno. Da lì in poi Mastrangelo è riuscito a costruirsi la sua identità fino ad affermarsi come il miglior centrale del mondo per diversi anni.
Per diventare quello che poi Mastrangelo è stato, sono stati fondamentali i valori che lo sport gli ha infuso: proprio sui valori si è concentrato il campione quando gli è stato chiesto qual è stata la cosa più importante che lo sport gli ha lasciato, ricordando anche l’importanza del rispetto che gli sportivi devono avere per la sconfitta: "Il rispetto per la sconfitta è molto più difficile. É più facile avere rispetto una volta che si vince ma è molto importante farlo anche quando si incontrano delle sconfitte". Interrogato poi da uno degli ambassador, Mastrangelo ha ricordato come un altro fattore fondamentale per lui e per il suo successo sia stato il duro lavoro che, per usare le sue parole, "batte il talento per distacco. Il talento da solo non va da nessuna parte, ma l’allenamento continuo e la voglia di migliorarsi sempre di più portano sempre a superare gli altri e a superare sè stessi". Fra le molte cose, Gigi ha raccontato come è avvenuto il suo approccio con la Pallavolo. Mastrangelo arriva in questo nuovo mondo a 16 anni, dopo una carriera nel calcio dove gli piaceva giocare in attacco, ma che per motivi di statura (ricordiamo i suoi 2 metri e 3 centimentri) si sarebbe dovuta spostare fra i pali della porta.
A quel punto Mastrangelo ha quindi trovato il primo contatto con la Pallavolo in maniera anche un po’ "obbligata", essendo l’unico altro sport presente nella sua città oltre al calcio. La Pallavolo lo ha poi aiutato a crescere - lui stesso l’ha definita una necessità - attraverso soddisfazioni e sacrifici, i quali però a detta sua sono stati più che altro delle scelte, legate proprio alle grande soddisfazioni che queste hanno portato. Quando ci ha poi parlato della sua esperienza del mondo del cinema Gigi è ritornato su quel concetto di statura che per lui è stato un limite nel mondo del calcio quanto nel mondo del cinema appunto, sul quale ha scherzato con noi dicendo che il prossimo ruolo che gli piacerebbe ricoprire è quello del cattivo, nonostante il suo soprannome di 'gigante buono'. L’incontro con Gigi Mastrangelo è stato l’inizio migliore per gli ambassador, che hanno avuto modo di scoprire momenti, emozioni, aneddoti e valori dello sport direttamente da uno dei più grandi pallavolisti della storia italiana.
Si potrebbe riassumere con poche parole il secondo incontro di questa mattina, che potremmo definire tranquillamente una lezione di vita, tenuta dall’incredibile Marco Nosotti. I 45 minuti che il giornalista di Sky Sport ha regalato sono stati un racconto della sua più che trentennale carriera, in cui Nosotti ha avuto modo di vivere e trasmettere alcuni dei momenti più emozionanti a cui abbiamo assistito nella nostra storia calcistica e non solo. La carriera di Marco è infatti partita dalla Pallavolo, grazie ad un amico e compagno di classe che lo ha introdotto al mondo del giornalismo sportivo, al quale Nosotti è arrivato sempre dal mondo dello sport, ma in questo caso giocato. In questa incredibile carriera Marco ha raccontato di aver appreso dei valori, come nello sport quasi sempre succede, che si porta dietro nella vita di tutti i giorni: il rigore, il senso del dovere e la voglia di prendersi responsabilità, motivo per cui Marco ha fatto il portiere finchè ha giocato a calcio. Come sappiamo, il "Noso" (come lo chiamano anche a casa) è poi passato al racconto dello sport, per poter dare spazio alle cose belle, cosa che i giornalisti fanno e che Marco fa in maniera eccelsa.
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