I piccoli giurati della sezione Elements +10 tra applausi e silenzi in sala hanno accolto con grande entusiasmo il film d’animazione "La Bicicletta di Bartali" scritto da Israel Cesare Moscati e Marco Beretta per la regia di Enrico Paolantonio. Prodotto da Annita Romanelli e distribuito da TVCO, questo film è un omaggio a un grande uomo di sport, un campione del ciclismo che ha saputo dimostrare il suo valore di essere umano, anche durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Basato sul leggendario campione ciclista italiano Gino Bartali e sulla sua eredità morale. Seguendo le orme di Bartali, che durante la Seconda Guerra Mondiale contribuì a salvare la vita di molti ebrei, "La Bicicletta di Bartali" racconta la storia di due adolescenti moderni che sfidano i pregiudizi nella Gerusalemme di oggi. Una storia di amicizia e sport raccontata in due linee temporali distinte: il passato e il futuro.
Il regista e i produttori Evelina Poggi, Sabrina Callipari e Luca Milani di Rai Kids, presenti al termine della proiezione hanno risposto alle tante domande dei giurati in maglia bianca, estremamente incuriositi dalla figura di Gino Bartali e da cosa ci fosse di vero all’interno del cartone animato. La storia proposta è di base fondata su fatti realmente accaduti, eccetto per alcune parti romanzate, con il semplice intento di rendere il racconto più coinvolgente possibile. E' una storia di amicizia tra popoli che sono comunemente noti per essere in continuo conflitto, come raccontano anche i giornali e telegiornali odierni. Realizzato nel corso di tre anni, iniziato e terminato prima dello scoppio della guerra in Medio Oriente, i ragazzi sono stati toccati ancora di più da questa tematica, che vede protagonisti due ragazzi - un arabo e un ebreo - con la stessa passione per il ciclismo. Come è stato fatto notare da una piccola giurata, ne "La Bicicletta di Bartali" viene trattato anche quello che è il tema del #Giffoni54: l’illusione della distanza. Le due realtà che si contrappongono tra la Secondo Guerra Mondiale e i tempi moderni, in realtà offrono la stessa tipologia di sentimenti e di distanze nel tempo e nello spazio, che possono essere colmate solo con la comunicazione.
L’inserimento di simbolismi come la vipera e il lancio di un sasso, a colpito l’attenzione dei giurati, considerandoli come due facciate della stessa medaglia. Mentre l’animale è noto per essere imprevedibile quando decide di attaccarti per morderti ed avvelenarti; allo stesso tempo il lancio del sasso da parte di un uomo, è ugualmente un atto imprevedibile, realizzato solo per arrecare del male. Una nota importante va riservata alla canzone di chiusura del film, eseguita da una cantante israeliana molto attiva a favore della pace, il testo dice: "non esiste un unico vincitore ma un unica anima che ci unisce". Il messaggio più forte che deriva da questo prodotto richiesto dalla Rai è di non perdere mai la speranza e continuare ad avere fiducia verso il prossimo, con la speranza che la generazione dei ragazzi possa colmare i vuoti e riparare ai danni procurati dagli adulti.
La scelta di ambientare la storia a Gerusalemme e in Italia è dettata dalla provenienza dei personaggi principali. Mentre sul lato medio orientale ci sono un ragazzo ebreo e uno arabo; in Italia, la scelta di ricreare Firenze e Assisi è giustificata dalle origini di Gino Bartali, il quale impiegò dieci ore ad andare e dieci ore a tornare, per portare documenti nascosti sotto il sellino della sua bicicletta, per salvare la vita a centinaia di ebrei destinati alle camera a gas. Da un punto di vista tecnico, il regista Paolantonio si è anche soffermato sulla realizzazione del muro presente a Gerusalemme, creato per dividere le popolazioni. E bene, il lavoro svolto dietro alla realizzazione grafica di questo elemento molto importante all’interno della storia, ha visto un lavoro certosino da parte del cineasta e dei suoi collaboratori, ricreando fedelmente tutti i graffiti attualmente presenti sulle mura, quali: una bandiera palestinese, una colomba e la bandiera della pace c’è veramente sul muro.
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