Trascinante, illuminante, formativo. L’incontro tra Massimiliano Rossi e i giffoner non è stato certo privo d’intensità. Per l’attore e regista, noto al grande pubblico per il complesso ruolo di Zecchinetta nella prima stagione di Gomorra - La Serie ma che ha dalla sua un’importante carriera teatrale, una giornata ricca di emozioni, alla 54esima edizione del Giffoni Film Festival, a cominciare da un incontro con la stampa che ha inaugurato la sua giornata nella cittadella del cinema. Dagli esordi a teatro all’essenza stessa di questo lavoro, così ricco di sfaccettature, non sempre luminose. Rossi, alla stampa presente a Giffoni, non manca di dedicare uno speciale saluto al regista e sceneggiatore Edoardo De Angelis, con cui ha avuto l’occasione di lavorare in più occasioni, sia in Mozzarella Stories (2011) che nel più recente Comandante (2023): "Mi incontrò a teatro in occasione di alcuni spettacoli in cui recitavo. Gli riconosco un grande coraggio e una certa sfrontatezza, ma nell’accezione positiva del termine. Sin dai tempi di Mozzarella Stories, in cui era solo un ragazzo, non mostrava alcun timore reverenziale ed è una cosa che mi piaceva molto. È una dote che avrei voluto possedere anche io. D’altronde per portare avanti le proprie idee e aspirazioni, un po’ di sfrontatezza ci vuole".
Una sfrontatezza che, per una carriera attoriale, non può prescindere dallo studio: "L’artista non gioca mai. Lavora quindici ore al giorno e porta avanti una ricerca continua. Ai giovani che vogliono cimentarsi in questa professione suggerirei di cominciare dal teatro. Anche per chi sogna di fare il regista". Un incontro con i giornalisti in cui Massimiliano Rossi ha regalato pezzi d’anima: "La vita è dura, prima o poi ti toglie tutto, ma anche se cadi e ti deprimi, arriva il momento in cui devi rialzarti, essere forte, essere stoico". "Sareste disposti a farvi manipolare da me?", Comincia così il workshop di Massimiliano Rossi con i giffoner della Sala Verde. Un primo round di domande e curiosità, in cui non sono mancati spunti di riflessione che hanno dettato il ritmo dell’incontro. "A 54 anni, tanti quanti quelli del Giffoni Film Festival, ancora non ho capito come si fa questo mestiere. - dice con non troppa ironia l’attore - Non saprei darvi un consiglio. Di sicuro però bisogna imparare a scindere quello che è esterno, come il lavoro, i provini, e l’interiore. La curiosità, il modo di essere. A tratti una condanna. Alla vostra età volevo fare questo mestiere anche se non lo capivo. Avvertivo dentro me una vocazione, mai divenuta passione, per un lavoro che spesso ho odiato perché ha saputo anche farmi sentire solo. Nonostante tutto sentivo questa vocazione e accettarlo è stato doloroso".
L’attore ha chiamato a sé un nutrito gruppo di giffoner già iniziati ai laboratori teatrali, nelle proprie rispettive esperienze di vita, e dà il via ad una vera e propria masterclass teatrale, con esercizi e nozioni di cui con ogni probabilità i partecipanti sapranno farne tesoro. "Questo è un lavoro di materia. Recitare? Per me è l’elaborazione di un testo scritto, come fosse un lavoro sartoriale. Prendo il testo, lo analizzo criticamente, lo vesto, lo adatto al mio corpo attraverso le esperienze emotive del nostro passato, presente e futuro. Dovete imparare a ragionare al di là di ciò che appare".
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