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Giffoni Film Festival, premiato Lino Guanciale: "Esperienza unica, irripetibile e meravigliosa"

23/07/2024

Entra in una sala Truffaut strapiena che lo acclama entusiasta. E un’espressione di stupore si dipinge sul suo viso. I ragazzi scattano foto, applaudono, lo acclamano. Lui sorride e, lentamente, conquista il palco, dispensando saluti e strette di mano. "È bellissimo essere qui. Giffoni è unico, irripetibile, meraviglioso", esclama. E ancora: "Siete una boccata d’aria fresca". Dopo la lunga sfilza di domande dei giffoner, Lino Guanciale viene premiato con il Giffoni Award. Tante le curiosità dei ragazzi che, in sala Truffaut, si alternano nel porre domande all’attore abruzzese. A iniziare dal perché la scelta di fare l’attore. "Ho sentito attrazione per cinema e teatro a cinque anni. Io ricordo La voce della luna di Fellini che ho visto a cinque anni". Però, l’attore sembrava un lavoro troppo precario. E così, "dopo aver oscillato tra l’idea di fare benzinaio e l’attore, passo gli anni della scuola convinto che avrei fatto il giornalista o il medico, o tutti e due". Poi, il caso ci mette lo zampino: un corso pomeridiano di teatro per "trascorrere un po’ di tempo con un mio amico" non gli permette più di tornare indietro: "Quando sono salito sul palcoscenico la prima volta ho sentito che, nel silenzio che si costruiva in sala, riuscivo, per la prima volta, a comunicare con gli altri. Il teatro e il cinema mi hanno salvato moltissime volte". La decisione, dunque, arriva a 19 anni. "Avevo anche fatto il test a medicina a Roma ed ero entrato. L’ultimo giorno disponibile, però, non mi sono iscritto alla facoltà".

Le curiosità dei ragazzi non risparmiano i suoi maestri e i suoi riti. "Di maestri ne ho avuti moltissimi. Il primo insegnamento me lo ha dato Gigi Proietti. Lui prima di andare in scena era terrorizzato, era nel panico totale”. Perché, “se non hai paura prima di andare in scena, ci diceva, fattela venire. Al palcoscenico non si dà mai del tu, si dà del lei". Quanto agli atti scaramantici, racconta che di riti prima di lavorare ne ha avuti moltissimi, "ma adesso li sto un po’ abbandonando. Per ora mi sono tenuto questo: entrare in scena con il piede sinistro. Se entro con il destro cado. Inoltre, non mangio prima di entrare in scena, per l’ansia". Non solo anzia: Guanciale non nasconde di avere anche "paura del giudizio. Io ce l’ho tutti i giorni Avevo anche paura di venire qui per rispondere alle vostre domande". Ma "la paura del giudizio non si combatte, si accetta". Perchè, alla fine, ciò che deve prevalere è "divertirsi a fare quello che piace fare". C’è spazio, tra le domande dei ragazzi, anche per una domanda sul suo impegno politico. Un anno e mezzo fa, Lino Guanciale è stato, in Abruzzo, il portavoce del comitato a supporto della candidatura di Elly Schlein a segretaria del Partito Democratico. "Non c’è niente di peggio al mondo dell’indifferenza", dice citando Gramsci. "Se devo darvi un insegnamento vi dico di andare a votare. Non potete consentire che il Paese che voi dovete costruire sia nelle mani di chi non avete scelto". L’attore ricorda che "il diritto di voto è anche un dovere" ed esorta i giffoner a "non credere a quelli che dicono, parlando dei politici, che sono tutti uguali". Discorso simile per l’arte: "Chiunque sta di fronte a un altro a parlare ha una responsabilità politica". Dunque, "chi fa arte sta facendo un atto politico. Non si può fare arte senza prendersi questa responsabilità".

Tra un consiglio e l’altro ai giffoner che sognano di fare gli attori, non manca una considerazione sul fatto che "il nostro Paese dà poco del prodotto interno lordo al comparto culturale". E non mancano neppure riflessioni che hanno a che fare con il modo di ognuno di stare al mondo: "Dove trovo la forza per fare tutte le cose che faccio? Sfatando un luogo comune: la vita non è corta, è lunga. Può essere pienissima di cose. Ogni volta che si cade ci di deve rialzare. L’importante è rialzarsi almeno una volta in più di quella in cui si è caduto". Anche perchè, in fondo, c’è sempre tempo per fare tutto: “La gioventù finisce quando smetti di avere freschezza. Finché sogni che il mondo cambi sei giovane". Prima dell’incontro con i giffoner, Guanciale ha riposto alle domande dei giornalisti. Diversi gli argomenti trattati, a iniziare sulla prossima stagione del Commissario Ricciardi, in onda nella seconda parte della stagione 2024-2025: "Non spoilero, anche se i lettori e le lettrici dei romanzi di De Giovanni sanno dove si va a parare. In questi quattro episodi, ora in postproduzione, bisogna aspettarsi la stagione più completa. L’evoluzione di Ricciardi si compie".

Tra le altre cose, "Ricciardi si apre con la persona che ama di più al mondo e che diventa il suo destino nella parte relazionale. Tutto ciò per dire che c’è un matrimonio di mezzo. È un momento bello per la serie. Il termometro politico influenza le nostre vite. Mai come in questa stagione la temperatura politica di quegli anni non è solo uno sfondo ma fa parte delle scelte dei personaggi".  Riguardo alle sue molteplici attività, arriva una considerazione sugli audiolibri: "Li faccio perchè servono ad avvicinare alla lettura chi si è allontanato e anche perchè mi propongono libri che mi interessa leggere". Insomma, l’intento è "essere più trasversali possibile, mettere in campo tuti gli strumenti per avvicinare le persone alla lettura. E l’audiolibro è molto importante". Progetti futuri? Se al momento è nelle sale il suo film, con Silvia D’Amico, L’invenzione di noi due, tra qualche mese Lino Guanciale tornerà anche al teatro, per lui irrinunciabile, e sarà a Milano, a Napoli e a Roma.

La Redazione - Extratime -

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