Un cerchio che si è aperto cinque anni fa proprio a Giffoni e che a Giffoni si chiude perchè se ne riapra uno nuovo. E’ la traiettoria di una carriera che Massimiliano Caiazzo, amatissimo Carmine della serie Mare fuori, descrive dal palco della Sala Truffaut ricevendo il Giffoni Award di fronte ad una platea festante, in visibilio per quello che resta uno dei personaggi che più di tutti hanno conquistato il cuore dei ragazzi. Un personaggio che non rivedremo nella quinta serie della fortunatissima serie Rai. Il rischio era di rimanerne imprigionato e di questo Caiazzo ne è consapevole. Un personaggio però che il giovane attore ha molto amato. Con il quale condivide "quel bisogno di essere protetto e di proteggere le persone che amo. Anche io sono così, tendo a proteggere anche i miei personaggi". Ma ci sono cose in cui Carmine differisce molto da Caiazzo: "I personaggi - aggiunge l’attore - sono molto spesso il sogno di noi stessi. E Carmine è molto più coraggioso di me nelle scelte che fa. Ed è molto meno permaloso di me". La consapevolezza, anche un po’ sofferta di cui Caiazzo parla, è quella di una parabola che si chiude, di un percorso arrivato al termine: "Un personaggio per quanto possa essere importante in una storia, non sempre è la storia. Nel caso di Carmine, sicuramente c’è stato un arco nel quale l’esigenza narrativa l’ha portato ad abbracciare il suo sogno". Realizzato il sogno, è giusto che Carmine esca di scena come d’altronde accadrà nella prossima stagione. In cui Carmine non ci sarà.
Il distacco da un personaggio è quasi una lacerazione. Cosa diresti oggi a Carmine? Caiazzo non ha dubbi: "Gli direi bravo - dice tradendo un po’ di emozione - dandogli una pacca sulle spalle, come se la stessi dando a me. Perchè ha creduto fino in fondo al suo sogno. E alla fine riesce a realizzarlo. Oggi Carmine ha saputo costruirsi una struttura interiore solida grazie alla quale può vivere serenamente la sua vita". L’affezione di Massimiliano per Carmine è totale e lo spiega bene proprio quando sta per congedarsi da questo personaggio: "E’ arrivato a tutti, soprattutto il suo desiderio di portare avanti il suo sogno, questa speranza viscerale nei confronti della vita. Ho dato tutto quello che potevo per farlo, lacrime, sangue, sudore. Spero che possa accadere qualcosa di simile anche per altri personaggi che dovrò interpretare". L’emozione è la traccia da seguire nell’approccio ad un personaggio. "Ci sono state alcune scene, quella dell’ospedale o quella della spiaggia, per le quali ho pianto già leggendo la sceneggiatura perchè era viva già in scrittura la sua voglia di speranza, una irrefrenabile positività nonostante il contesto da cui proveniva. Sono partito da lì e nel tempo ho cercato di non appiattirlo mai questo personaggio". E poi la scena più difficile. Massimiliano lo racconta e un po’ la voce gli si incrina perché confessa che quello è stato un momento di svolta della sua esperienza di attore: "C’era questo mobile di legno che dovevo colpire. Ma non ce la facevo perchè non riuscivo a bucare la bolla di dolore che provava Carmine in quel momento. Allora la regista mi ha preso da parte. Io mi sono lasciato andare e quel mobile che non doveva rompersi si è rotto perchè ho trovato dentro di me la chiave della scena. Da quel giorno ho sentito che qualcosa nella mia esperienza d’attore era cambiata".
Poi c’è il divertimento di stare sul set: "La scena più divertente - dice - quella con la macchina cabrio. Hanno anche commesso l’errore di farmela guidare. Mi sono divertito da matti". Interpretare presuppone conoscenza. Ed è per questo che il cast di Mare fuori, all’inizio della lavorazione della seconda stagione, ha fatto visita al carcere di Nisida: "Si percepiva - racconta Caiazzo - la differenza nell’aria che respiravi oltrepassato il cancello. Vedevi questi occhi dolci che delle volte si perdevano e questa sensazione è stata la cosa che ho tenuto di più a portare nell’interpretazione di Carmine". Parliamo di finzione, certo. Ma quanto il carcere di Mare fuori assomigli alla realtà? "Bisognerebbe chiedere agli sceneggiatori, la cosa che ho sentito è che tutto è partito da un laboratorio di scrittura tenuto anni fa in carcere dagli sceneggiatori. Quindi alcune storie arriverebbero da quell’esperienza di dieci anni fa. Ma non saprei dire se è vera questa cosa oppure no". Quello dell’attore è un percorso e Caiazzo se dovesse trovare un aggettivo per descrivere come si sente oggi, risponde senza esitazioni: agitato e fortunato. E poi il rapporto con la popolarità, come si gestisce? "All’iinizio ho avuto bisogno di un supporto psicologico perché normalmente amavo ritagliarmi il mio spazio di libertà. Oggi continuo a farlo. Cammino per le strade di Roma, ascolto musica, ballo. Poi ho iniziato a provare gratitudine per tutto questo e ne avverto anche la responsabilità. Sono consapevole che tutto questo potrebbe anche finire da un momento all’altro".
Ciò che non si esaurirà mai è l’urgenza di esprimersi. Lo spiega bene Caiazzo: "Non avrei fatto altro e non farò altro nella mia vita oltre l’attore. Anche se il successo dovesse finire. Il mio desiderio, la mia priorità sarà sempre la libertà di espressione" che è la sua modalità di interpretare il ruolo, il mestiere dell’attore. La sua cifra stilistica è la curiosità: "E’ qualcosa - aggiunge - di imprescindibile. Quella cosa che mi porta ad andare sempre avanti, sempre oltre. Quella cosa per la quale mi dicono che io sono un tormentato. Ed in fondo è vero". Ci sono i progetti futuri (la serie Disney+ Uonderboys e Storia della mia famiglia, serie Netflix) e c’è l’impegno sociale che da sempre Caiazzo porta avanti con passione: "Non mi ritengo un attivista – spiega - l mio impegno sociale è figlio di un’esigenza creativa che si fa viva quando ci sono messaggi da veicolare". Body shaming, violenza contro le donne, sicurezza digitale, sono tutte questioni che Caiazzo affronta sotto la lente della sua sensibilità, un dato da cui non prescinde: "Sensibilità è la parola chiave. Se scelgo certi temi è perché dal punto di vista empatico me li sento addosso". Fino al rapporto con i social, che Caiazzo definisce controverso: "A volte - confessa - ne sono totalmente risucchiato. In un certo periodo ho cancellato Tiktok perché mi rendevo conto che mi rendeva meno costruttivo. I social hanno dei contro, ma non li demonizzo,non possiamo ignorare il fatto che esistono. Bisogna capire il modo migliore per utilizzarli". Modelli ne ha il giovane Caiazzo? "Tanti - dice confessando una passione fortissima per Marlon Brando - e cambiano a seconda dei periodi. In particolare Fabrizio Gifuni e Luca Marinelli. Mi piacciono tantissimo". Il sogno nel cassetto è tornare a teatro: "Vorrei portare in scena qualcosa scritta da me. Credo che sia arrivato il momento per farlo".
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