Circe due giorni prima della scrittura di questo articolo, il fondatore di Telegram, il sig. Pavel Durov, è stato arrestato in Francia con l’accusa di non saper controllare cosa accade nel suo social, spazio nella quale si commettono molti dei reati informatici più comuni. Di fatto Durov è attualmente imputato di dodici reati, ma principalmente di complicità di atti illeciti, e seguiranno quattro giorni dove i magistrati francesi decideranno se lasciarlo libero o tenerlo in custodia, oltre che decidere del destino della sua app. Per comprendere questa situazione non possiamo che dare prima, però, uno sguardo all’app e, di conseguenza, a cosa sia concretamente inputato Durov.
Telegram è un’app di messaggistica istantanea molto potente, capace di far interagire utenti e bot. La sua particolarità è il suo forte rispetto della privacy e della sicurezza per gli utenti. Alla pari di altre app simili, come Signal per esempio, tutti i dati riguardanti che transitano al suo interno sono criptati scrupolosamente e non vengono condivisi con enti terzi, sia per quanto riguarda le singole chat che per i gruppi. Questi ultimi hanno anche la particolarità di poter essere pubblici (e quindi ricercabili ed accessibili) o privati (nascosti, accessibili solo su invito). Ciò che ha acceso la miccia che ha fatto esplodere la vicenda è la ferma convinzione di Durov a non collaborare con nessun governo, anche in caso di investigazioni di sicurezza, in nome della libertà di ogni persona di interconnettersi alle altre senza censure e paletti. È indubbio quindi che Telegram sia uno dei social più sicuri, ma con tanta sicurezza è innegabile che venga fatto anche qualcosa di losco. La piattaforma si è macchiata nel tempo della partecipazione di tanti utenti intenzionati a vendere merce illegale o a far trapelare foto e video vietate dalla legge (tendenzialmente materiale esplicito di bambini o di violenze), i quali si sono sentiti protetti dal forte rispetto nei confronti dei loro dati. Tuttavia, è bene ricordare che in nessuno spazio di internet si è perfettamente anonimi e molti dei criminali qui citati, sebbene con molta fatica, sono stati messi a processo nell’arco del tempo.
Durov è accusato quindi di mantere i suoi utenti troppo “al sicuro”, rendendo facile svolgere attività illecite nei suoi spazi, anche se è giusto puntualizzare che esistono spazi ancora più sicuri e protetti. Sebbene sia comunque vero che Telegram abbia una fetta di utenza profondamente marcia e che sia molto difficile identificarla completamente per mezzo della mancata cooperazione di Durov, va sottolineato che ciò che accade su Telegram accade anche su tutti gli altri social sotto il naso di tutti. Se mai Durov venisse condannato, sarebbe giusto e legittimo condannare anche Musk o Zuckemberg? È probabile che questi resteranno illesi per molto tempo, perché la “linea immaginaria” che separa il troppo scandalo dal troppo poco scandalo non è al di sotto di loro, ma chi fissa questa linea? Il dilemma del controllore è sempre uno dei problemi fondamentali della politica e il manifestarsi nella nostra società di piattaforme con un controllo relegato ad un solo controllore, con interessi economici contrastanti al benessere legislativo talvolta, non fa che renderlo sempre più attuale. Non ci resta altro che aspettare il verdetto e conoscere le eventuali pene sottoposte al CEO imputato.
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