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Joker 2, una perla

04/10/2024

Ha debuttato, negli scorsi giorni, il film "Joker: Folie à Deux" (o più semplicemente, Joker 2), uno dei most wanted cinematografici di quest’anno. Sebbene le prevendite avessero lievemente deluso le aspettative, il film è poi esploso, almeno in Italia, con un incasso di 1,5 milioni di euro in due soli giorni. Sicuramente Joker 2 è un film complicato, altamente simbolico, non adatto a tutti e distante da ciò che ci si aspetta sull’arcinemico di Batman, ma diamogli uno sguardo più da vicino, illuminando questa piccola perla per farla brillare. Si avverte che la seguente recensione può contiene spoiler di media e grande portata.

Il film al livello tecnico

Il film è strutturato come un musical. La scelta di perseguire questa strada è molto coraggiosa (considerando che il pubblico affezionato a film sia molto diverso da quello affezionato ai musical), almeno tanto quanto è riuscita. Joker 2 è un film molto pesante e lento, che tenta di spiegare concetti che solo un addetto ai lavori – psichiatrici o psicologici – conoscono e di cui la società ignora l’esistenza. L’elemento musicale aiuta a smorzare questa tensione e questa serietà, conferendo una visione alternativa delle follie del personaggio centrale. Gli spot musicali sono gestiti dignitosamente bene, non troppo accavallati né troppo distanti, ed apprezzabile come le canzoni recitate siano fortemente legate alla trama generale, modificandosi e torcendosi con l’andare avanti della storia. Inoltre, c’è da aggiungere che i momenti musicali sono propri del personaggio di Joker e di quello di Harley, indicando come l’espressione musicale sia espressione anche della follia dei due. Il film riserba anche dei momenti capolavoro, in particolare nella location del tribunale. Lo spettatore si ritrova infatti immerso completamente in una scena metanarrativa a tutti gli effetti, sentendosi parte del pubblico a casa (il processo, viene spiegato, è uno dei primi trasmessi in televisione) e percependo la tensione fra Arthur e il mondo (i lunghi momenti di silenzio, il cuore che palpita, il susseguirsi di colpi di scena e tentazioni che trainano l’opinione da un lato e dall’altro). Nonostante tutti questi lati positivi, questa pellicola non è per tutti, perché rimane comunque abbastanza pesante e a tratti criptica, e deve esserlo! Joker è una saga di film incentrata su far conoscere la vita di un “malato” ad un pubblico di “sani” e come tale va guardata con li cervello, non con gli occhi, dimensione che non la farà piacere a molti che non sono abituati a questo genere di cinema più impegnativo.

Il Joker di Joaquin Phoenix

In questo film, come nel precedente, notiamo che Joker è ben diverso dal Joker a cui siamo abituati. Questa versione non è così scaltra e non riesce a tirare le fila di Gotham come ci si aspetta che farebbe; al più si unisce al flusso che si genera attorno a lui senza indirizzarlo su una strada ben precisa. Questo è vero poiché la serie di film su Joker di Todd Phillips non è una serie su Joker, ma su Arthur Fleck, ossia un individuo qualunque che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato e ha sviluppato, di conseguenza, disturbi che lo hanno trasformato in un quasi-mostro. Il “joker” è un’invenzione che la società ha creato allo scopo di proiettarvi tutti i disagi che i cittadini vivono, alienandoli in un simbolo vivente. Ma questa maschera non rispecchia chi la indossa. È profetica, sotto questo punto di vista, l’introduzione che vede Arthur e la sua ombra litigare su chi debba andare in scena, osservando come sia il Joker a vincere e a conquistare il pubblico ma sia alla fine Arthur a rimanere fregato. Volendo cercare il pelo nell’uovo, è possibile criticare l’atteggiamento del Joker – non di Arthur – che differisce sia dal personaggio originale che dalla scorsa pellicola. Il Joker è un soggetto classificato come pazzo poiché “troppo sano”, senza speranza, nietzchano, mentre, già nel prequel ma a molto di più qui, il Joker si presenta come un “comune” psicotico, sopra le righe e folle nell’altro senso dello spettro. Questo però ha un enorme risvolto positivo metanarrativo, ossia di creare una figura a cui si può associare qualunque malato di mente vittima della società. Joker ( come Harley) è un pretesto per parlare di malati mentali, non è il centro della trama, tant’è che il protagonista, come già accennato è Arthur, non Joker. Dal punto di vista attoriale non c’è nulla da dire, in quanto Phoenix è stato magistrale ed è impossibile criticare questa sua performance che rimarrà sicuramente negli annali.  

Harley Quinn, un punto debole

Tutto il film ha standard altissimi e Harley Quinn è ciò che abbassa un po’ l’asticella, senza naturalmente intaccare l’importanza della pellicola. Lady Gaga brilla nei momenti di Musical, ma è un po’ eclissata dalla bravura del suo collega protagonista per brillare davvero. Il personaggio di Harley viene, in questo film, un po’ limitato, concludendo il processo che vede la trasformazione di Harley da personaggio completamente indipendente e dalla storia travagliata (la psicologa ammaliata da Joker, che ha una crisi d’identità dovuta a quest’ultimo …) a mera controparte femminile del giullare. Concedendo questo però, Harley è un personaggio simbolico che, dietro di essa, nasconde l’intera società (e noi spettatori) che ama il Joker ma non Arthur. Harley rappresenta il sistema che professa di aiutarti ma appena cadi ti spara nello stomaco, lasciandoti lì e mentendo sulle tue condizioni ripetutamente per impedirti di ribellarti. C’è, inoltre, da dire che Harley non si professa mai come Harley Quinn, ma è Joker a dargli la posizione che ha nella sua vita, infatti al “Non c’è nessun Joker” Harley Quinn se ne va, esce dalla sala come dalla vita, perché senza Joker non c’è nessuna Harley Quinn. Il personaggio, in sintesi, funziona ed è molto profondo, ma non è un’ottima Harley Quinn. Perché, a questo punto, non creare un personaggio nuovo che incarnasse una qualunque delle fan del giullare?

Conclusione

Sicuramente questa pellicola è una perla su cui si potrebbe discutere per ore. Forse non un capolavoro a piene mani, ma sicuramente si avvicina a questa definizione. Chiunque sia fan dei film complessi, psicologici o sia fan del personaggio che il protagonista dovrebbe rispecchiare, non può perdersi questo film e avrà materiale su cui riflettere a lungo.

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