di Massimiliano Catapano
Danilo Iervolino, imprenditore di successo e attuale presidente della Salernitana, ha deciso di rompere il silenzio dopo la recente condanna ricevuta in primo grado. Con toni decisi e una volontà di chiarire la sua posizione, ha sottolineato la sua estraneità ai fatti contestati. "Rispetto la sentenza per dovere civico, ma sono sbigottito e incredulo", ha dichiarato Iervolino. "Mi batterò affinché, in appello, possa emergere la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono imputati. In questo momento buio e triste della mia vita, mi concentrerò sui miei affetti, continuando con senso di responsabilità a portare avanti i molteplici impegni imprenditoriali e il mio ruolo come presidente della Salernitana".
Una vicenda controversa
L’imprenditore ha ricostruito l’origine delle accuse che lo vedono coinvolto, ribadendo con forza la sua buona fede. "Ho assunto un ragazzo, come in tantissimi altri casi, su indicazione di un mio allora caro amico sindacalista, o meglio segretario nazionale di un sindacato. Di quello che poteva esserci dietro non ne sapevo assolutamente nulla". Iervolino ha spiegato che l’assunzione su segnalazione è una pratica comune, soprattutto in Italia. "Ho fatto molte assunzioni su segnalazioni di amici o conoscenti, perché in Italia è buona prassi trovare lavoro attraverso il ricorso a persone di fiducia. Ma non c’è stato alcun tornaconto personale".
Le accuse e la realtà
Alla domanda su quali vantaggi avrebbe potuto ottenere dal Ministero del Lavoro, l’imprenditore ha risposto con fermezza: "Assolutamente nessuno. Non mi sono mai recato in vita mia al Ministero del Lavoro e non ho mai avuto alcun interesse in quella sede. Inoltre, neanche so cosa sia la scissione asimmetrica di un patronato. È surreale essere condannato per un’assunzione nella mia azienda privata".
Il rapporto con la magistratura
Un altro nodo della vicenda è il lungo rapporto con la magistratura, in particolare con il magistrato Woodcock. "Sono stato indagato tante volte per più di dieci reati, sempre con archiviazioni. Una vera persecuzione durata quattro anni", ha affermato Iervolino. Le conseguenze di queste indagini, secondo l’imprenditore, sono state pesanti. "Ho dovuto vendere la mia azienda e lasciare Napoli proprio a causa di queste vicende", ha detto. Alla domanda se la causa civile in corso contro il magistrato abbia influito sulla sentenza, Iervolino ha espresso cautela: "Spero vivamente che ciò non abbia influenzato il giudizio complessivo. Certo, mi sembra di vivere situazioni degne di una serie TV come Billions".
Un futuro da affrontare con determinazione
Nonostante le difficoltà, Iervolino non intende fermarsi. "Farò appello e dimostrerò la mia totale estraneità ai fatti. Continuerò a fare impresa con tutte le mie energie e concentrazione, e mi batterò sempre per mantenere integro il mio buon nome e la mia reputazione".
Un contributo unico al Sud Italia
Nel concludere, Iervolino ha voluto sottolineare il suo impegno per il Paese e per il Sud Italia: "Sì, credo sia vero, penso di essere il maggior contribuente del meridione nella storia della Repubblica Italiana. Ho pagato centinaia di milioni di euro in tasse. Non me ne pento e penso sia normale rispettare la legge. Non mi aspetto premi, perché pagare le tasse è alla base della mia moralità e della mia filosofia di vita". Presidente della Salernitana e figura centrale dell’imprenditoria italiana, Iervolino si prepara ad affrontare l’appello con determinazione, fiducioso che la verità emergerà e che potrà continuare a contribuire alla crescita del territorio e al successo della squadra che rappresenta.
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