di Massimiliano Catapano
Un'opera pubblica di primaria importanza nascerà grazie all’intervento dei privati. A Nocera Superiore, il tanto discusso Ponte Petti - denominazione popolare che identifica un tratto nevralgico della viabilità locale - sarà ricostruito non con fondi pubblici, ma grazie all’impegno diretto di due aziende del territorio: la Petti Conserve e l’Aurora. La svolta è arrivata dopo anni di attese e rimpalli istituzionali. Durante l’ultima riunione di maggioranza, non sono mancate le perplessità e qualche voce fuori dal coro. Tuttavia, ha prevalso una linea di responsabilità condivisa, che ha posto l’interesse collettivo davanti alle divisioni interne. La proposta – ora in fase di formalizzazione attraverso l’iter di protocollo – prevede la costruzione ex novo di un ponte nel tratto attualmente interessato dal passaggio di mezzi pesanti, fondamentale sia per la logistica aziendale che per la viabilità urbana.
A innescare il cambio di passo è stata l’interrogazione presentata durante l’ultimo consiglio comunale da Enrico Bisogno, esponente dell’opposizione, che ha riportato al centro del dibattito una questione irrisolta dal lontano 2012. Bisogno ha sollecitato l’amministrazione comunale ad uscire dall’impasse e ad affrontare con decisione il problema. Di fronte a tale sollecitazione, il sindaco ha ammesso le oggettive difficoltà nel riaprire il ponte esistente in tempi ragionevoli, citando lungaggini burocratiche e una comunicazione complessa con la Sovrintendenza, che da tempo frena ogni possibilità di intervento risolutivo. È in questo contesto che le due realtà imprenditoriali del territorio hanno deciso di compiere un passo importante, prendendo in mano l’iniziativa. La costruzione del nuovo ponte, interamente finanziata dai privati, rappresenta un gesto che va ben oltre gli interessi aziendali. Si tratta di un’azione concreta che punta a risolvere un problema che incide da anni sulla vita di un’intera comunità.
Va precisato che il nome "Ponte Petti" è in realtà una consuetudine popolare, poiché solo una parte del tratto è collegata direttamente allo stabilimento della nota azienda conserviera. Ciò non toglie che la criticità infrastrutturale abbia un impatto ben più ampio e collettivo, motivo per cui - almeno sulla carta - la soluzione avrebbe dovuto essere pubblica. Ma di fronte all’immobilismo, ben venga l’intervento di chi, con senso di responsabilità, ha deciso di non attendere oltre. Ora l’attenzione si sposta sui prossimi passaggi burocratici: la documentazione è in fase di trasmissione agli uffici competenti, e si attende l’avvio dei lavori. Una vicenda che dimostra, ancora una volta, come l’iniziativa privata, quando guidata da visione e senso civico, possa diventare motore di sviluppo anche laddove il pubblico fatica a ingranare.
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