L’ultimo film di Brady Corbet ha trionfato agli oscar con tre statuette. È arrivato il momento, però, di guardarlo un po’ più da vicino.
Il film, proiettato ad essere un colossal anche dalla sua lunga durata di 215 min, ha nel cast numerosi nomi di spicco, fra cui il neo vincitore della statuetta Adrien Brody. Ad affiancare quest’ultimo anche Guy Pearce e Jonathan Hyde, solo per fare alcuni nomi. Le riprese sono iniziate nel 2020 a Venezia (dove si è filmato l’epilogo) per poi essere interrotte a causa di restrizioni per il COVID-19. Le riprese ricominciarono nel 2023 a Budapest e sono durate circa un anno. Particolare scalpore è sorto in seguito alla dichiarazione di utilizzo di AI per aggiustare le pronunce di Adrien Brody e Felicity Jones e all’incerta dichiarazione – non ancora confermata – di utilizzo della stessa per generare alcuni edifici da progetti nella durata dei titoli di coda.
Il film divide la sua mastodontica durata in due parti, precedute da un’introduzione e chiuse da un epilogo. Nell’introduzione si vede il protagonista (László) arrivare negli States dalla Germania. Subito dopo incomincia la prima parte di film, dove la trama vera e propria inizia, presentandoci altri personaggi della famiglia di László: il cugino Attila e sua moglie Audrey. I tre sono ebrei scappati dalla Germania a seguito delle leggi razziali, lasciando indietro la moglie e la figlia del protagonista. Attila rivela che queste sono ancora vive, seppur bloccate in Europa. Tutta la restante prima parte ruota attorno a come László combatte la sua depressione dovuta alla mancanza di un lavoro stabile e soddisfacente e si conclude con l’avvocato di un amico di László che prepara i documenti per l’espatrio di sua moglie. Nella seconda parte László deve fare i conti con un ricongiungimento più traumatico del previsto, con la moglie in sedia a rotelle e la figlia impossibilitata a parlare. La trama segue un insieme di sfortunati eventi che accompagnano László nel suo lavoro da architetto fino all’epilogo, che si svolge alla biennale dell’architettura di Venezia.
La trama è, come si può immaginare, mastodontica ma riesce a tenere attaccati allo schermo se la si segue passo passo. Il vero protagonista della storia però è l’architettura di stile brutalista (da qui il titolo) disseminata in numerosi parti del film, come un lascito degli uomini che sono passati di lì, tanto cruda quanto incantevole e splendida.
The brutalist è senz’altro un film impegnativo, forse non adatto a tutti, ma se si riesce ad entrare in empatia con la pellicola allora diventa un lungo sogno da cui non ci si vuol svegliare. Personaggi carismatici e profondamente umani, cicli di sventure e delle ambientazioni sublimi sono il corollario di quasi quattro ore di spettacolo. Se però non si riesce ad immergersi a pieno, allora potrebbe risultare un po’ pesante sulle spalle dello spettatore che avrà il pensiero di dividerlo in due parti; situazione comunque difficile vista la qualità di ciò che viene mostrato.
Se vuoi essere tempestivamente aggiornato su quello che succede a Salerno e provincia, la pagina facebook di Salerno in Web pubblica minuto per minuto notizie fresche sulla tua home.