di Massimiliano Catapano
È attesa nei prossimi giorni la decisione del giudice per l’udienza preliminare, Giovanni Rossi, che sarà chiamato a pronunciarsi sull’eventuale rinvio a giudizio di Gaia Sabato e Fabio Fiorillo, i due giovani all’epoca dei fatti legati sentimentalmente e proprietari di Pablo e Totò, i pitbull che aggredirono mortalmente il piccolo Francesco Pio D’Amaro, di appena 13 mesi. I due imputati dovranno rispondere dell'accusa di concorso in omicidio colposo, in seguito all’istanza di esercizio dell’azione penale presentata dal sostituto procuratore titolare del fascicolo. I fatti risalgono a una drammatica giornata che ha segnato per sempre due famiglie e scosso l’opinione pubblica. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, i due pitbull, già ritenuti pericolosi a causa di un precedente episodio in cui avevano sbranato un altro cane, vennero temporaneamente affidati alla madre del bambino, Paola Ferrentino, e agli zii Giuseppe e Simone Santoro. Una scelta che, per l’accusa, si è rivelata imprudente e carica di conseguenze tragiche.
Sarebbe proprio nella decisione di affidare cani aggressivi a persone giudicate inidonee, che si ravvisa la cosiddetta 'colpa generica' contestata ai due imputati: negligenza, imprudenza e imperizia, elementi chiave di una gestione ritenuta inadeguata. A ciò si aggiunge una 'colpa specifica', individuata nell’omessa custodia degli animali: secondo la Procura, Pablo e Totò furono lasciati liberi di circolare all’interno della proprietà senza le dovute precauzioni, creando così le condizioni che portarono alla tragedia. Il procedimento penale è ancora nella fase preliminare, ma già sono state identificate le persone offese che potranno costituirsi parte civile: si tratta del padre del bambino, Francesco Pio D’Amaro, residente a Nocera, e della madre, Paola Ferrentino, originaria di Eboli, entrambi assistiti dall’avvocato Vittorio Schettino. Sul fronte della difesa, Gaia Sabato e Fabio Fiorillo sono rappresentati dai legali Daniele Olivieri e Alfonso Criscuolo, che puntano a dimostrare l’insussistenza delle responsabilità penali contestate ai loro assistiti. La decisione del giudice Rossi sarà cruciale per stabilire se il caso approderà a dibattimento o se, al contrario, sarà archiviato. Un passaggio giudiziario che si inserisce in una vicenda dolorosa, dove la ricerca della verità si intreccia con la necessità di giustizia per una giovane vita spezzata troppo presto.
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